Anno 1937 - Nel 1937, Vito d'Asio vive, il 29 settembre, festa del Patrono S. Michele Arcangelo, una memorabile giornata di fede e di patriottismo. Alla festa religiosa si intrecciano i solenni onori tributati ai reduci delle guerre e alla gloriosa memoria del concittadino Maggiore degli Alpini Cav. Dr. Domenico Ciconi, comandante il 1° Btg. Alpini d'Africa, caduto in Eritrea il 10 settembre 1887. Al pomeriggio, c'è l'Adunata Generale. Tra le molte autorità, i veterani della prima campagna d'Africa, Signor Stefano Marin di Casiacco, Lorenzin Leonardo, Marin Nicolo, Dean Domenico da Pielungo e tutti i reduci legionari e soldati di Vito d'Asio, Anduins, Pielungo, Casiacco. L'oratore ufficiale, Cap. Mario Gerometta, esalta le virtù militari del Magg. Ciconi, insigne professore nel Collegio militare di Modena, valoroso comandante degli Alpini in terra di Africa
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Mario Gerometta, ormai prossimo all'onore della laurea in legge, allo scoppio della guerra 1859 si arruola nell'esercito piemontese. Pensando che la Patria nel suo prossimo avvenire avrebbe avuto più bisogno di valenti ufficiali che di avvocati, entra per quattro anni nel collegio militare di Modena, dove completa in pari tempo i suoi studi legali e riporta in quella Università il coronamento della laurea. Quindi passa da Modena alla scuola di guerra di Torino ed ha la delicata missione di giudice istruttore militare nell'Italia Meridionale, dove allora infieriva il brigantaggio. Terminata con grande onore questa scabrosa missione, è nominato professore nel collegio militare di Modena dove stampa un testo per le scuole militari che è premiato al Ministero della Guerra. Fa la campagna del Veneto nel 1866 col grado di capitano. Malgrado sia soltanto uomo di studi e di cattedra, sostiene privazioni, disagi e fatiche della dura vita del campo da essere di ammirazione e di esempio a tutti. Per la grande fiducia dei suoi superiori è destinato ad accompagnare il Gen. Ricci nelle sue escursioni ai passi alpini per studi militari. E' di guarnigione a Palermo e a Padova dove è promosso maggiore e di là inviato al Corpo degli Alpini con residenza a Conegliano. Qui riceve la difficile e ardua missione per l'Africa in qualità di comandante del I° Battaglione degli Alpini. Purtroppo, a Massaua, si ammala di tifo e la scienza non è capace di salvarlo.
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