La Sezione
Fondata il 24 Novembre 1924 e, ufficialmente il 28 giugno 1925, la Sezione di Pordenone, in tutti questi anni di vita, ha saputo svolgere un ruolo fondamentale nel mantenimento del ricordo dei Caduti delle guerre della prima metà del secolo scorso, assicurando anche il rispetto ed il sostegno ai reduci e l’assistenza agli orfani.
A fine luglio 2024 la Sezione di Pordenone comprende 72 Gruppi con un organico di 5904 soci Alpini e 1.474 Aggregati, per un totale di 7.378 iscritti.
E’ zona di reclutamento alpino ed è per questo che Pordenone è sinonimo di JULIA, nome leggendario per i Friulani, nome che rievoca la tragedia della nave Galilea, del Btg. Gemona, le sanguinose campagne di Albania, Grecia e Russia ma, soprattutto l’impegno umano, morale, fraterno del fronte del Friuli in favore delle popolazioni che hanno sofferto il dramma del terremoto del 1976.
La sede della Sezione è in Vial Grande 05 a TORRE di PORDENONE
ORARI DI APERTURA
MAR E GIO dalle 17,00 alle 19,00
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STORIA DELLA SEZIONE
ESTRATTA DAL LIBRO
"NOI ALPINI" 50 ANNI DI VITA
Anno 1923 - Nel 1923 sorge il Gruppo Alpini di Pordenone per opera del Capo Gruppo Tenente Rino Polon, che ha come segretario Gino Cadin. La sede (assieme al C.A.I. di cui è Presidente lo stesso Polon) è nei locali adibiti all’Ufficio Leva, (recentemente demoliti assieme all’Albergo Centrale). Si tratta, inizialmente, di una trentina di soci, che fanno attività puramente locale e che si trovano con altri amici Alpini per poter costituire la Sezione, che deve avere un minimo di adesione di almeno cinquanta soci.
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Anno 1924 - Nel maggio 1924, una bella occasione è offerta alle penne nere locali dalla proiezione del film: «Guerra sull’Adamello» che rievoca episodi di valore e di sacrificio degli Alpini e gesta dei loro Battaglioni. Il film viene proiettato nella sala del teatro Licinio a Pordenone, per due sere di seguito, a favore della colonia alpina. Promotrice dell’iniziativa che riscuoterà grande successo, è la Sezione A.N.A. alla quale si affianca la Sezione del C.A.I. Queste due avranno altre occasioni di svolgere attività assieme nel campo degli Alpini, alpinisti e delle manifestazioni patriottiche. Durante e dopo le proiezioni del film: «Guerra sull’Adamello», suonano canzoni alpine la fanfara dell’Istituto Musicale e l’orchestra del Licinio. Il film viene anche proiettato a S. Vito al Tagliamento nella «Sala Vittoria» di Perosa, a beneficio del Patronato Scolastico. Gli Alpini locali hanno così la possibilità di trovarsi, di contarsi e di fare progetti per il futuro.
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12 ottobre 1924: Autentico battesimo dell’attività di Sezione. Si parte da Pordenone alle ore 2.30 e la comitiva conta Rino Polon, Don Luigi Janes, Floreani Giovanni, Romor Vincenzo, Marzona Ettore, loppi Francesco, Santarossa Artiglio, Zanetti Antonio, Pamio Giobatta, Gardazzo Pietro, Peccol Alfredo, Bomben Antonio, Santarossa Emilio, Tromba Virgilio, De Franceschi Antonio, Sumera Pietro, Tolusso Bruno, Micheluz Alessandro, Lisot Vittorio, Tami Enrico, Piccinin Emilio, De Franceschi Angelo, Piccinin Vittorio, Valdevit Giovanni, Fumo Giusto, Bomben Ferruccio, Lus Giobatta, Zanetti Giuseppe, Moras Giovanni, Rosolen Giacomo, Roviglio Gino, Bomben Angelo, Goretti Luigi, Poles Domenico, Fracas Giacomo, Crozzoli Luigi, Buttignol Luigi, Bonivento Pietro, e Biancolin Antonio, quasi tutti appartenenti all’8°Alpini. A Spilimbergo si fraternizza con gli Alpini locali, quindi, (per Osoppo, S. Daniele e Stazione della Carnia) ad Amaro: qui, il sindaco di Tolmezzo Gandussio, eroico alpino e mutilato di guerra e il buon Cescon, vivandiere della gita e altri alpini con gagliardetto della Sezione Carnica, fanno gli onori di casa. A Tolmezzo, breve sosta e poi si prosegue per Timau. Si passa per Paluzza tutta imbandierata o per una festa religiosa o per gli Alpini che vi passano; ad ogni modo vi sono scritte inneggianti agli Alpini: due religioni accomunate. Si arriva al Cimitero di Timau, luogo glorioso dove tanti ricordi riconducono l’animo e il pensiero dei nostri Alpini. Lì c’è il buon, vecchio prete, Don Cav. Dorotea, amico e consolatore dei nostri Alpini. Si sale commossi e pervasi da un senso di ricordi fino al Cimitero. Ferruccio Bomben e Giovanni Moras, mutilati di guerra, portano una corona, omaggio della Sezione ANA all’obelisco, portante il faro perenne che dovrà illuminare il Cimitero degli eroi Alpini. Rino Polon pronuncia brevi parole. Parla poi, applauditissimo, anche il Prof. Janes. Si fa quindi una visita al Cimitero e ognuno cerca il compagno, l’amico, il comandante. Ci si ferma davanti alla tomba del compaesano Giuseppe Trevisan del '92 da Pordenone. Tutti lo ricordano e qualcuno ricorda piangendo, quando egli fu ferito a morte. Con un nuovo sentimento nel cuore, si scende a Timau, dove Don Janes celebra la Messa. Quindi verso Paluzza e poi a Tolmezzo. Al bivio di Tolmezzo la fanfara della UOEI porta il suo saluto e, dietro alla fanfara, si attraversa Tolmezzo portandosi all’albergo della Stazione, dove il bravo Cescon ha preparato un pranzo degno della compagnia. Lì aspettano il Col. Bombardi degli Alpini, l’On. Gortani, il Sig. Piccutini, Presidente dell’Operaia e altri con un numeroso gruppo di Alpini, Autorità e Uomini. Parla per primo Polon, ringrazia il sindaco di Tolmezzo e quanti hanno voluto portare il loro saluto. Parlano il vecchio loppi, Don Janes e il Sindaco Candussio, che porta il saluto della terra di Tolmezzo: poche parole, dicono pure il prof. Gortani e il Ten. Col. Bombardi, a nome del Col. Cavarzerani. A seguito della gita dell’A.N.A. a Timau, molti Alpini hanno purtroppo dovuto riconoscere, con vero dispiacere che il Cimitero raccoglie le salme gloriose di tanti Alpini che attraverso sacrifici immensi, difesero il Freikofel, il Pal Grande e il Pal Piccolo, ma esse sono lasciate in uno stato di desolante abbandono. Pertanto gli Alpini di Pordenone segnalano alla Commissione delle onoranze ai Cimiteri di Guerra, di richiamare l’attenzione delle competenti Autorità perché sia provveduto in tempo affinché il Cimitero venga prima riordinato, e poi tenuto e guardato con più amorosa cura. Le croci di legno devono scomparire e devono essere posti invece dei cippi di cemento, con i nomi dei valorosi Caduti. Gli Alpini locali promuovono a questo scopo, una sottoscrizione. Questo, quanto scritto sui giornali e fatto conoscere attraverso la stampa perche desiderio vivo delle Fiamme Verdi è ricordare quanti si sono immolati lassù per la grandezza e l’avvenire della Patria.
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Sabato sera 29 novembre 1924: costituzione ufficiale della Sezione A.N.A. di Pordenone, nei locali del Nuovo Club, sopra il Teatro Licinio. Il Presidente Polon fa la relazione sulla ben riuscita gita a Timau ed esprime il desiderio del consiglio direttivo di far costruire i cippi in cemento per le tombe dei pordenonesi sepolti lassù nel cimitero di guerra. Sono approvati all’unanimità sia questa proposta che lo statuto sezionale e la costituzione della Sezione. Le elezioni danno le cariche così distribuite: Presidente Rino Polon, Vicepresidente Francesco Toppi; consiglieri Ferruccio Bomben, Giovanni Floreani, Giusto Fumo, Girolamo Roviglio junior, Attilio Santarossa; sindaci Gino Cadin, Ettore Marzona e Alfredo Peccol.
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Anno 1925 - II 28 giugno 1925 benedizione ufficiale del gagliardetto della Sezione: con i camions del Cotonificio Veneziano, partenza alle 4 per Longarone ove ci si ferma per uno spuntino. Quindi a Cortina d’Ampezzo, alle 10.30, Messa al campo davanti al Monumento di Cantore: celebra don Janes, che benedice il gagliardetto e quindi pronuncia l’orazione ufficiale. Madrina è la signora Rosa Polon, madre del Presidente. Segue il rancio e quindi ritorno per Misurina, Auronzo e Pieve di Cadore. Il gagliardetto, offerto dalle madri, spose e sorelle degli Alpini, nei giorni precedenti, è stato esposto nelle vetrine del negozio del socio Ettore Marzona. Dal 1925 in poi c’è un po’ di crisi in Sezione, perché si riflette, in campo alpino, il disagio politico e le Penne Nere vogliono restare estranee a qualsiasi influenza politica nella loro vita associativa. Difatti le attività sono scarse. La cosa migliore e più importante sono le veglie degli scarponi che riscuotono sempre molto successo. Nella prima del 1925 l’ingresso al Teatro Licinio, ora Verdi, rappresenta le grotte di Postumia, nella seconda, 1926, viene costruita una grande baita di montagna, nel 1927-28, appunto per quel senso di crisi, le veglie vengono fatte in modo più economico e più modesto nel cinema Garibaldi.
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Anno 1926 - Il 25 luglio 1926, gita sezionale al Monte Grappa con ricevimento a Bassano da parte delle penne nere locali. Quindi, attraverso la strada Cadorna, si arriva in vetta. Lassù, nell’interno del sacello, Don Janes celebra la Messa. La fanfara, diretta dal maestro Renno, (famosa cornetta della banda cittadina di Pordenone del maestro Buia e quindi passato alla banda cittadina di Venezia), intona la canzone del Grappa, cui tutti fanno coro. Si visitano, poi, le trincee, i cimiteri di guerra, la galleria Vittorio Emanuele. Quindi ritorno a Bassano e pranzo all’albergo Corona: alla fine parlano Polon ed il segretario bassanese Pillon. A furore di popolo deve parlare anche l’applauditissimo don Janes. La colonna delle penne nere pordenonesi passa quindi lentamente per le vie della cittadina, al suono degli inni alpini e raccoglie fragorosi applausi da tutta la popolazione.
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Il 20 agosto 1926 si va all’alpinopoli del VII° convegno-congresso dell’A.N.A. al Contrin, Passo della Sentinella, S. Candido. In quell’occasione viene inaugurato il Rifugio Contrin alla presenza del Principe ereditario Umberto di Savoia. Si visitano i luoghi interessantissimi della guerra, svolta a così grandi altezze e dove ci sono i resti del Rifugio Contrin. Partecipano, per l’A.N.A. Pordenone Rino Polon, Ettore Marzona, Nino Del Favero, Don Janes e Giobatta Pamio.
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Anno 1927 - 16 gennaio 1927: Assemblea di Sezione, nella nuova sede: il nuovo palazzo della Cassa di Risparmio. Il Presidente Polon fa la relazione morale, il segretario Pamio fa quella finanziaria. Le elezioni danno come cariche: Presidente: Rino Polon; Vice-Presidente: Girolamo Rovilio; Consiglieri: Agostino Cescut, Attilio Santarossa, Angelo De Franceschi, Giobatta Pamio, Bruno Tolusso; Sindaci: Ettore Marzona, Ferruccio Bomben e Giuseppe Pasini; Cappellano: Don Luigi Janes.
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12 giugno 1927: Gita al Pal Piccolo e al Freikofel. Ben 60 Alpini prendono il via su molte auto alle 3 del mattino. Si fa tappa a Spilimbergo per prelevare altri soci con Gagliardetto. AI ponte di Cavasso Carnico, la Sezione di Tolmezzo fa gli onori di casa. A Timau, visita al cimitero di guerra e onori ai Caduti dello VII°. Poi, con un’ora di marcia, si arriva ai piedi del Pal Grande. A Passo Cavallo, Don Janes celebra la Messa alla chiesetta costruita durante la guerra. Segue quindi la visita ai camminamenti e alle trincee dove molti ricordano i punti in cui furono feriti. Si torna a Tolmezzo e si pranza all’albergo alla stazione (ne è proprietario l’Alpino Amerigo Cescon). Interviene al completo il direttivo dell’A.N.A. della Sezione Carnica che fa gli onori di casa. Alla fine del pranzo parlano, applauditissimi: Polon, Don Janes, Schiavi di Tolmezzo e Petris per la stampa. A Gemona, ricevimento delle Penne Nere locali. Al ritorno, a Spilimbergo, fermata da Michelin per la bicchierata che chiude la giornata.
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18 dicembre 1927, Assemblea annuale di Sezione: il numero dei Soci presenti è veramente imponente. Il Presidente commemora il caduto Alberto Bortolin e fa la relazione morale; quella finanziaria è svolta dal segretario Pamio. Quindi don Janes tiene la prima di una serie di conferenze sugli eroi Alpini, su episodi salienti di naja, di oscuri sacrifici, di doveri compiuti e di eroismo delle penne nere in tutte le guerre, su tutti i fronti, su ogni campo di battaglia. Attraverso questi «medaglioni», verranno così ricordati, via via: Cantore, Giordano, Battisti, Filzi, Calvi, Garrone, Urli, Ghiglione, Pettinati, Albarello, Carini, Buffa e D’Andrea.
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Anno 1928 - II 2 giugno 1928 riunione nella sala superiore della Trattoria Sempione che è la nuova sede di Sezione. In programma vi è la gita sociale alla cima del monte Nero per l’inaugurazione del monumento rifugio il 17 giugno. Si vuole essere presenti in molti, cosa che puntualmente avverrà. Il 2 settembre 1928 si parte da Piazza XX Settembre con moltissimi pullman. Ad Aquileia, omaggio ai Caduti nel cimitero posteriore della basilica, dove si ricordano tante Penne Nere e l’eroe Randaccio. Don Janes celebra la Messa. Quindi si parte per Trieste, visita a S. Giusto e pranzo. Poi, lungo il vallone di Doberdò, ci si porta sul Carso. Al bivio di Doberdò gli Alpini di Gorizia fanno festose accoglienze. Nella città santa, in Piazza della Vittoria, tutto il direttivo dell’A.N.A. locale s'incontra con le Penne Nere di Pordenone. C’è la graditissima sorpresa della visita del Generale Cavarzerani.
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Anno 1929 - Il 26 gennaio 1929 folta assemblea sezionale. Mancano solo i soci di Spilimbergo e Valcellina per una grande nevicata che ha reso assai difficili le comunicazioni. Don Janes commemora il Generale Luigi Cadorna, il Presidente Polon tiene la relazione morale e il Segretario Pamio quella finanziaria. Con le elezioni le cariche vengono così distribuite: Rino Polon, Presidente, Girolamo Roviglio Vice-presidente, Consiglieri: Angelo De Franceschi, Agostino Cescut, Giobatta Pamio, Giovanni Cantù, Luigi Damiani; Sindaci: Ettore Marzona, Giuseppe Zanetti e Giuseppe Pasini.
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Il 2 giugno 1929, essendosi Polon allontanato da Pordenone, è nominato commissario di Sezione il Rag. Giuseppe Pasini. Poco tempo dopo arriva da Roma la nomina a Presidente di Sezione, del Capitano Avv. Cesare Perotti.
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Cesare Perotti, nato il 6 dicembre 1892. E’ arruolato e assegnato al VII° Alpini al Battaglione Feltre, quindi viene trasferito nel Battaglione Aosta, chiamato dal Generale BES, suo cugino, che fu poi ispettore delle truppe alpine. Perotti ha una medaglia di bronzo, conferita sul campo, avendo partecipato alla presa del monte Cauriol, per aver preso il comando del battaglione in seguito alla morte del suo comandante. Ha una medaglia d’argento in data 25 novembre 1917, guadagnata sul monte Solarolo.
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Il 29 settembre 1929 la Sezione è presente con un bel numero di soci a Torino per l’inaugurazione del monumento a Cesare Battisti,
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II 17 novembre 1929 si va, con varie corriere a Tarcento. A Spilimbergo, dove nella chiesa di S. Rocco Don Janes officia la Messa, trova appropriate parole come sempre. Per S. Daniele, Nimis, si va a Ramandolo dove si gustano vini locali e cose prelibate soprattutto per i palati alpini. Con gli amici Alpini di Cividale e di Udine si passa poi a Tarcento. Qui, al monumento, inquadrati, si pone una corona di alloro. Il Presidente Perotti trova indovinate parole per commemorare i Caduti. Segue quindi il rancio.
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Anno 1930 - Il 15 aprile 1930 Pordenone partecipa, al completo, all’11a Adunata Nazionale di Trieste. Si è in molti perché la città è vicina. Particolarmente festeggiato è il caro Sante Vianello per il suo irrompente entusiasmo, per la sua ugola instancabile e per la voce stentorea che riscuote applausi da parte di tutti.
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Nel maggio 1930 s'inaugura il Rifugio Pordenone, in Val Montanara; i rapporti con gli amici del C.A.I. sono strettissimi e quindi gli Alpini pordenonesi vogliono partecipare in massa alla cerimonia perché la fiamma purissima dell’amore per la montagna porti, nelle nostre stupende vallate, anche la presenza e l’entusiasmo delle Penne Nere, mai seconde a nessuno, in montagna, sulle vette e dove c’è la purezza di ogni sentimento.
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L’8 luglio 1930, c’è una riunione, sempre presieduta da Perotti. Per motivi personali il Ten. Ferro, si dimette da Capogruppo di Polcenigo e sarà sostituito dall’aiutante di battaglia e mutilato di guerra Antonio Modolo. Si confermano pure i nomi dei Capogruppo Ten. Col. Angelo Vicenzini per Sacile, di Stievano per Portogruaro. Per costituire nuovi gruppi s'incaricano il Ten. Giovanni Urdich, per Maniago e l’Avv. Capitano Giobatta Marin, per S. Vito al Tagliamento.
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II 7 dicembre 1930 tutti a Udine dove il presidente nazionale Manaresi passa in rassegna i Battaglioni dell’8° Alpini. I nostri sono presenti in oltre cinquecento. Provengono da Pordenone, Porcia, Sacile, Polcenigo, Maniago, Valcellina, Spilimbergo, S. Vito, Portogruaro.
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Anno 1931 – II 5 luglio 1931 i consiglieri della Sezione, con alla testa il Presidente Perotti e la fanfara sezionale di Porcia, si recano a Spilimbergo dove, il locale Gruppo Alpini offre il gagliardetto alla corale. L’appuntamento è al solito bar Flores del socio Agostino Cescut.
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Nel 1931, l’Avv. Perotti è nominato Prefetto di Piacenza e quindi lascia la nostra zona. Al comando del Battaglione Pordenone, gli succede il Ten. Carlo Stievano. Questi inizia la sua attività portando la sezione, con tutti i suoi gruppi, all’adunata nazionale di Genova del 20 di aprile.
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Il 13 settembre 1931 la Sezione Carnica fa una grande adunata al Pal Piccolo e presente il Presidente Nazionale Manaresi. Pordenone partecipa con un buon numero di soci. Lassù si visitano i Cimiteri di guerra, il Pal Grande e Pal Piccolo, il Monte Croce, il Freikofel e ci si spinge fino al confine con l’Austria.
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Nel novembre 1931 la nuova sede degli Alpini è portata nel palazzo dell’ex. Tribunale, dove trovano posto anche altre associazioni d’arma. Per l’inaugurazione delle nuove sedi si organizza una festa d’Armi: tutte le Associazioni si ammassano ai giardini e quindi sfilano, per le Vie Pola e Mazzini, davanti alla tribuna delle Autorità, posta in Piazza Cavour. Con gli Alpini locali, sfila anche il Generale Ronchi, eroe dell’Adamello, Ispettore Nazionale dell’A.N.A.
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Don Luigi Janes va, parroco, ad Azzano X°: perciò, il 5 dicembre 1931, di sera, Scarponi ed altre Associazioni vogliono dare l’addio al cappellano degli Alpini, che tanto ha fatto con la parola, con l’opera, con la sua presenza per anni e anni, soprattutto in seno all’Associazione Alpini ma anche per tutte le altre Associazioni. Malgrado la partenza, c’è grande allegria e la cordialità è schiettamente alpina. Il sig. Gino Chiussi da l’addio al cappellano, gli presenta una magnifica medaglia d’Argento e una artistica pergamena firmata da Perotti e da tutti i soci. L’Avv. Luigi Pascoli presenta uno scarponcino con viole e stelle alpine. Parlano pure Pietro Salvadori, Rino Polon e l’Avv. Tita Marin di S. Vito.
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Anno 1932 - 28 febbraio 1932: II nuovo Consiglio Direttivo della locale Sezione è così costituito: comandante Perotti, vice-comandante Stievano, consiglieri Janes, Furlanetto Giovanni, Romor Mario, De Franceschi Angelo, Vianello Sante, aiutante maggiore Chiussi Gino, sindaci: rag. Manlio Chiussi e Pamio Giobatta. Comandante del Gruppo Pordenone: Ten. Pietro Salvador.
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Nel 1932 la sezione si trasferisce in massa per l’adunata nazionale di Napoli. La partenza da Pordenone avviene la sera del 14 aprile e tutti i partecipanti si radunano in P.zza XX Settembre. La fanfara, diretta dal maestro Peller, tiene un autentico concerto, quindi si sfila per P.zza Cavour e Via Mazzini, fino alla stazione, dove attende la tradotta per Napoli.
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Anno 1933 - Il 16 aprile 1933, Adunata Nazionale a Bologna: buona partecipazione di soci. Alla sera, in Piazza Nettuno a Bologna, concerto della nostra fanfara diretta dal maestro Peller.
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Anno 1934 - Il 3 marzo 1934 c’è una riunione nella sala rossa dell’Albergo Centrale. Viene consegnata la tessera al commissario di P. S. Dr. Rossi. Il Capogruppo Salvadori da le dimissioni e saluta il nuovo capogruppo Dr. Valentino Toniolo. Questi traccia il programma della nuova attività futura, che sarà intensa in ogni campo, soprattutto in quello dell’assistenza ai soci bisognosi. Prende pure la parola Don Signorini, cappellano militare, che parla sulle Penne Nere.
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Il 15 aprile 1934, oltre 600 Alpini della Sezione partiti con una tradotte speciale per Roma, presenziano all’Adunata Nazionale. La fanfara di Sesto al Reghena non è seconda a nessuna. Nel volume «Alpini» del Nastro Azzurro c’è scritto: «Alla Basilica di Masserizie, grandi concerti di fanfare alpine; poderosa quella di Pordenone».
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II 16 dicembre 1934, mattino, Manaresi e Perotti e il Segretario Federale di Piacenza, sono ricevuti in Municipio di Pordenone dal Podestà e dalle Autorità. (il Gen. Oraziani, Comandante del Corpo d’Armata, Mons. Paolini Vescovo Diocesano, i Generali Alpini Commendator Ronchi e Cavarzerani, ecc). Il Consiglio della Sezione Alpini è al completo. Ci si porta al Monumento ai Caduti al quale montano la guardia Alpini ed ex combattenti e sono così passati in rassegna i reparti degli scarponi schierati lungo il Corso Vittorio Emanuele. In Duomo Don Janes, assistito dai camerati scarponi, Don Signorini e Don Del Favero, celebra la Messa; è benedetto il nuovo gagliardetto della Sezione Alpini Basso Tagliamento, intitolato al Caduto Rodolfo Rossetti del quale è madrina la stessa madre. Manaresi pronuncia un vibrante discorso. Terminata la Messa, gli Alpini si recano ai giardini e si inquadrano per il corteo. Le Autorità intanto prendono posto su un palco in Piazza XX Settembre, gremita di associazioni e di popolo. Il servizio d’ordine è diretto dal Commissario di Pubblica Sicurezza, pure lui ufficiale delle Penne Nere, il Dr. Rossi. Il corteo ha in testa la banda sezionale alpina diretta da Peller, i Consiglieri di Sezione, i Cappellani, i Gruppi Ana della Sezione, la forte Sezione Carnica, le Sezioni di Udine, Treviso, S. Giorgio di Nogaro, Cornuda, Persicetto, Bologna. Il corteo prosegue per il Teatro Licinio, dove il Col. Esposito, Comandante dell’8° Alpini, commemora l’Alpino Piccinin al cui fratello maggiore consegna, infine, abbracciandolo, la Medaglia di Bronzo al V. M. decretata alla memoria dello scomparso. Ci sono brevi parole del Podestà, di Stievano e quindi Manaresi pronuncia un patriottico discorso. Nella sala di Palazzo Montereale, il C.A.I. offre un vermouth d’onore a Manaresi che, alle parole di saluto rivoltegli dal Vice-Presidente Sig. Alfonso Marchi, risponde con un indovinato discorso. Nella sala rossa del Centrale ha quindi luogo un banchetto, alla fine del quale Manaresi consegna al Podestà di Porcia, Giovanni Valdevit, nostra Penna Nera, le insegne dell’ordine cavalleresco della Corona d’Italia, recentemente conferitagli. Entrano quindi in sala, accompagnati dai bambini Gaetano, Maria Rosa e Luigi, cinque agnellini, omaggio della Sezione pordenonese ai figli del Comandante, che ringrazia i donatori e abbraccia i cari piccoli. Anche il Gruppo di Maniago, a mezzo del suo Comandante, Argo Beltrame, offre a Manaresi un’elegante piccozzina e al Prefetto Perotti una statuetta equestre, ambedue pregevoli lavori dell’Alpino Giovanni De Lorenzi. Perotti dona, a sua volta la statuetta al Comandante del Corpo d’Armata Generale Graziani, che ringrazia e pronuncia un breve discorso elogiando il valore degli scarponi in pace e in guerra. Alle 14, tutti al Collegio Don Bosco: mentre la banda suona l’inno del Piave, cade il velario che copre la targa in marmo nella quale è stato inciso il bollettino della vittoria di cui l’allievo Gaspare Cavarzerani, figlio del Generale Alpino, legge il testo. C’è quindi un’interessante esercitazione ginnica svolta dai collegiali. Le Penne Nere fraternizzano con i collegiali; bellissimi i cori del gruppo folkloristico di Aviano. La gaia festa dura fino a sera, seguita con simpatica curiosità ed entusiasmo dalla cittadinanza.
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Anno 1935 - Il 20 e 21 marzo 1935, la Sezione partecipa numerosa all’Adunata Nazionale di Tripoli. E’ indescrivibile il ricevimento offerto dal governatore e le grandiose accoglienze della città. Molte fotografie dei nostri soci lì mostrano in momenti particolarmente gioiosi di tale adunata. Tra queste ricordiamo anche una col Gen. Cavarzerani, (allora in piena attività nella nostra Sezione), come Alpino e come Presidente.
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Nel maggio 1935 Don Signorini è nominato cavaliere per le sue benemerenze come cappellano alpino, decorato di Medaglia d’Argento, direttore del Collegio Don Bosco e ottimo educatore. In giugno avviene la consegna delle insegne da parte degli Alpini e dei collegiali. Si ritrovano in Collegio, accanto all’amico, autorità, amici alpini, insegnanti e collegiali. Parlano Don Chistè per il Don Bosco, Gaspare Cavarzerani, figlio del Generale per i licenziandi del Collegio, il Gen. Cavarzerani parla per gli Alpini; Pino Ariot e Giovannino Adami per gli ex allievi. Zuliani declama la poesia «II General Cantore». Il bocia Valdevit, figlio del socio, Cav. Giovanni, declama versi di circostanza; Don Fasano chiude i discorsi. Don Signorini, commosso, ringrazia e parla volentieri ai suoi Alpini degli Alpini. Vi è vivacità durante tutta la festa, soprattutto perché tiene alto il morale la banda di Cordenons diretta dal maestro Peller.
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Maggio 1935: In sostituzione del defunto Conte Quintino Ronchi è nominato ispettore di zona degli Alpini il Generale Costantino Cavarzerani.
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A Pieve di Cadore, per coloro che non hanno potuto partecipare all’adunata di Tripoli perché troppo lontana, c’è dal 16 al 18 giugno 1935, una seconda adunata nazionale con l’inaugurazione di una chiesetta al 7° Alpini. La Sezione non manca neppure a questa manifestazione
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II 18 agosto 1935 consegna del comando di Sezione al Gen. Costantino Cavarzerani, ispettore di zona per l’8° Regg.to. Ai giardini pubblici raduno di molte Penne Nere della Destra Tagliamento, delle Sezioni di Udine, S. Daniele, e Gemona. Ci si porta al Monumento ai Caduti per l’omaggio di rito e quindi al Teatro Licinio dove Pamio legge la relazione sulla Sezione. Essa è la 17a della penisola, conta 1446 soci, 24 Gruppi ufficialmente costituiti, 3 in formazione e 10 nuclei. Stievano, comandante interinale procede alla consegna della Sezione al nuovo Comandante, il quale pronuncia un patriottico discorso di ringraziamento e rievoca la bella figura dello scomparso Generale Ronchi.
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Settembre 1935: Gli Alpini si stringono attorno al settantenne signor Lorenzo Eduini, nativo da Vicenza ma che, da una quindicina di anni, vive a Pordenone. Egli è l’unico dei reduci della prima spedizione d’Africa qui residente. Nel 1886, a 21 anni, lasciò l’Italia con un reparto di Artiglieria. Sbarcato a Massaua, venne destinato al presidio di Sanati, dotato di ben due cannoni (sic!). Il 25 gennaio 1887, 10.000 armati abissini, di Ras Alula attaccavano il forte la cui guarnigione, comandata dall’eroico maggiore Boretti, era costituita da due compagnie di fanteria e da 300 indigeni. Dopo quattro ore di combattimento gli assalitori venivano respinti con gravi perdite. Il forte era salvo, ma il giorno seguente, una nostra colonna diretta a rifornirlo di viveri e munizioni veniva assalita di sorpresa sul colle di Dogali e aveva luogo quella battaglia finita col massacro di nostri valorosi soldati ed il cui doloroso esito, appresa in Italia, faceva decidere una seconda spedizione. II Signor Eduini rientrò in Patria alcuni anni dopo fregiato della medaglia commemorativa della sfortunata ma eroica campagna. Il bravo veterano ricorda con esattezza uomini e particolari dell’impresa, segue con viva ansia lo sviluppo degli odierni avvenimenti, desideroso che il sacrificio degli eroici suoi compagni caduti non sia stato vano.
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Anno 1936 - Ai primi di gennaio 1936 vengono resi noti i nomi di un gruppetto di veterani pordenonesi che presero parte alle alterne vicende della prima impresa coloniale italiana. Essi sono: Lorenzo Eduini, Andrea De Mattia, Antonio Santarossa, Giuseppe Zavagno, Fortunato Presotto, Giuseppe Mondini, Paolo Spagnol da Roraipiccolo, Giuseppe Marson da Porcia, Francesco Joppi, Guerrino Del Ben, Luigi Poles, Ugo Spangaro, Giuseppe Valeri, Angelo Gerarduzzi, Antonio Busetto, Giulio Ostuni. Uno che fra questi si è particolarmente distinto è il signor Francesco loppi, forte tempra di sottufficiale Alpino in congedo e impiegato del Cotonificio Veneziano. Partì per la colonia giovanissimo con l’eroico battaglione di Penne Nere comandato dal Ten. Col. Menini, caduto da prode ad Adua. Sbarcò a Massaua nel novembre 1895 ed ebbe come benvenuto l’annuncio della strage di Amba Alagi. Col reparto partì subito per l’interno e la sera del 22 gennaio 1896, assisté ad Agamus, all’arrivo dei valorosi componenti il presidio di Macallè con alla testa il Maggiore Galliano. Nella battaglia infausta ma eroica del 1° marzo, il sergente Joppi, aggregato alla brigata Indigeni, affrontò la prova del fuoco nella tragica conca di Adua. Scampò miracolosamente alla strage e, rientrato all’Asmara, fu inviato come sottufficiale nel 6° battaglione indigeni che era agli ordini del maggiore Cossù in soccorso del presidio del forte Cassala, nel Sudan, assediato dai Dervisci. Per il suo coraggioso comportamento nell’azione del 2 e 3 aprile che determinò la liberazione del forte, gli fu decretata la medaglia di bronzo al V. M. La permanenza in colonia ebbe termine nel dicembre del 1897. Rientrato in patria, riprese il servizio nel VII° Regg.to Alpini, Corpo nel quale servì anche durante l’ultima guerra.
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La sera del 30 settembre 1936, alle tante attestazioni di simpatia rivolte a Don Signorini, viene data anche quella degli scarponi che devono dare l’addio al loro Cappellano militare. Le Penne Nere si raccolgono al Don Bosco, con gli amici del C.A.I., il Gen. Cavarzerani, Don Janes, i direttivi della Sezione e del C.A.I. e molti soci. Il Gen. Cavarzerani, rivolge parole di alto elogio al festeggiato per la multiforme opera compiuta come sacerdote, cittadino e soldato; si associa, con un brillante discorso, Don Janes. Don Signorini ringrazia per le gentili espressioni, assicura che lascia Pordenone a malincuore, con vivo rimpianto e che non dimenticherà le care amicizie e la valida collaborazione avuta nel compimento del suo mandato.
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27 ottobre 1936: S. E. il Prefetto Comm. Dr. Cesare Perotti si spegne per una violenta broncopolmonite. Ha 44 anni. Laureatosi giovanissimo partì come sottotenente degli Alpini nella guerra, il suo comportamento fu brillantissimo. Ebbe due medaglie d’argento, una ferita, una promozione per merito di guerra. Fu primo Podestà di Chions, commissario straordinario nella Federazione Fascista di Ancona, membro di direttorio nazionale del partito fascista e Prefetto di Piacenza, quindi Prefetto di Cuneo. Fu tra i fondatori della Sezione pordenonese, della quale lasciò il comando soltanto quando sì trasferì a Cuneo. La salma proviene appunto da Cuneo: a Pordenone è accolta all’ingresso del palazzo del Comune da tutte le autorità civili, militari e politiche; essa è portata a spalle dagli amici Alpini i quali fanno anche la veglia per tutte le ore che essa resta nel salone della pinacoteca. La salma viene quindi portata a Chions, paese natale, dove è tumulata, dopo essere portata al camposanto dagli Alpini del paese.
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Anno 1937 - Dal 10 al 12 aprile 1937 c’è la bella adunata nazionale, a Firenze. Pordenone è sempre presente in massa con la sua fanfara che si distingue in ogni occasione.
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Nel 1937 la Sezione di Pordenone è tra le prime 10 d’Italia per consistenza numerica ed attività.
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Il 17 ottobre 1937, la sede della Sezione viene portata in P.zza Cavour al Bar Flores.
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Anno 1938 - Nel marzo 1938, il Generale Cavarzerani viene nominato ispettore del Gruppo delle Sezioni dell’8° e il Tenente Valentino Toniolo assume il comando della Sezione Alpina. Egli porta un grande impulso e così tanti altri Gruppi si formano, i soci aumentano di numero e tale è l’attività della nostra Sezione, che essa viene segnalata dal giornale «L’Alpino» che cita Pordenone fra le più attive e numerose Sezioni di tutta Italia. Il 23 e 24 aprile all’adunata nazionale a Trento: notevole la partecipazione dei nostri Soci.
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II 3 agosto 1938 muore a Civitavecchia il Cav. Rino Polon, primo comandante della Sezione, già partecipante alla campagna di Libia e alla Prima Guerra Mondiale, dove si era distinto tanto da meritarsi la Croce al Merito.
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La sera dell’8 ottobre 1938 Manaresi, Comandante il X° Alpini è ricevuto, a Mestre, dal Dr. Toniolo e dal Consigliere Vianello. Giunge a Pordenone e, al Teatro Licinio, tiene una conferenza che è un alato inno alle virtù di tutto il popolo italiano. Manaresi visita poi la Casa del Mutilato. Il 9 mattina con Manaresi e il Gen. Costantino Cavarzerani, ci sono i dirigenti sezionali, che si recano dapprima a S. Martino di Campagna; quindi la colonna risale tutta la Valcellina che è un tripudio di tricolori. A Claut e a Barcis ci sono due soste e il Comandante parla alle sedi delle Compagnie Alpine. A Barcis c’è la Messa celebrata dal Parroco Don Roberto Bomben, Sul mezzogiorno viene raggiunta Maniago e all’Albergo Vittoria Autorità e Alpini consumano un frugale rancio. Le Autorità visitano le coltellerie, industria per la quale Maniago è giustamente onorata e in patria e all’estero e sostano negli stabilimenti Nanutti-Beltrame, Rosa e Riunite. Quindi passano in rivista le falangi alpine dei Battaglioni schierati. Si rende poi omaggio al Monumento ai Caduti deponendo una grande corona di alloro. Don Janes benedice sette gagliardetti destinati a Maniago (intitolato alla Medaglia d’Argento Castelli), a Montereale (intitolato al Cap. Francesco Venier), a Fanna (intitolato al Caporal Maggiore Angelo Francescon), a Frisanco (intitolato alla Medaglia di Bronzo Angelo Danelin), a Claut (intitolato alla Medaglia d’Argento Antonio Giordani) e uno per Barcis (intitolato alla Medaglia d’Argento Antonio Fantin). Seguono patriottici discorsi del Podestà di Maniago, del Comandante la compagnia maniaghese alpina Cav. Antonelli, di Don Janes, un breve, commosso indirizzo di omaggio della bambina Mina Venier, figlia dello scomparso Cap. Francesco. Prende quindi la parola S. E. Manaresi che riassume la storia di questi ultimi anni per dire come l’A.N.A. vada rapidamente, sempre più sviluppandosi.
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Anno 1939 - II 1939 inizia in modo mesto per Pordenone, poiché il 5 gennaio lo spirito eletto di Don Mario Signorini, nostro Cappellano, ci lascia. Il 5 febbraio, nella Cappella del Collegio Don Bosco, viene celebrato, a cura della nostra Sezione, un mesto trigesimo in suffragio dello spirito eletto di don Mario Signorini, Cappellano Militare del X° Alpini: numerosi gli alpini intervenuti, in rappresentanza di tutti i Gruppi ed ai quali viene data l’immagine del defunto con il ricordo che riportiamo. Sac. Prof. Cav. Mario Signorini: Salesiano Cappellano Militare del X° Alpini nato a Vercelli il 26 ottobre 1889 morto a Borgomanero il 5-1-1939. «Direttore saggio nelle opere di D. Bosco valoroso cappellano alpino - combatté intera la guerra mondiale salì eroico il calvario dell’Ortigara conobbe gli spasimi della prigionia - accolse e alimentò le nidiate oratoriane a Venezia - Belluno - Pordenone - provetto scalatore di rocce sulle vette impervie intuì la poesia della vita - traversò colla serenità dei forti l’indomabile fiero morbo e lo rese strumento di purificazione - ora per formale promessa salito a Dio veglia orante gli Alpini e gli alunni di bontà salesiana di sacrificio indefesso paterno ammonitore perenne». Cosciente della sua imminente fine, nell’ultima lettera al Comandante di Battaglione «Pordenone» Cap. Toniolo in occasione della nascita del suo primo figlio, lasciò ai suoi Alpini, quasi in sacro testamento, il difficile compito di elevarsi ai più puri ideali, segnandone l’esempio: «...L’Alpino che cade saluta l’Alpino che sorge, e, come Sacerdote, al saluto unisce la sua benedizione, affinché cresca sano, forte e buono. Vivati crescati Floreat! Approfitto poi dell’occasione per prendere congedo assoluto dalla cara Associazione Alpini di Pordenone. Sta per scoccare l’appello definitivo ed io sono pronto a rispondere: Presente! Mi pare di essere sempre stato fedele al nostro motto "si va oltre!" e voglio essere fedele fino alla fine, col seguire con generosità e senza riluttanze la chiamata di Dio, che mi tira oltre le barriere di questa mortale vita. Ci sarà ancora una battaglia da superare; ma sarà il balzo dalla trincea fangosa di questa vita al monte della vera gloria, ove mi attendono i miei cari Alpini che mi hanno preceduto con l’eroico sacrificio della loro vita in guerra. La prego porgere il mio ultimo deferente saluto al venerato Gen. Cavarzerani, che ho sempre stimato ed amato come un padre, al carissimo collega Don Janes, a tutti i componenti il consiglio, al sig. Pamio, Vianello, dott. Andres, Romor, cav. Valdevit, Pavan, ed a tutti gli Alpini. Dica a tutti che dal Cielo continuerò ad amarli ed a proteggerli, affinché nessuno manchi alla grande adunata finale in Paradiso. A Lei poi, carissimo Tino, che mi diede tante prove di amicizia, un grazie sentito ed un ultimo affettuosissimo saluto...». D. M. Signorini. Alla fine della mesta cerimonia, raduno della sezione sempre al Collegio Don Bosco: viene consegnata la penna bianca al Maggiore dr. Luigi Andres.
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Dal 15 al 17 aprile 1939 c’è l’adunata nazionale a Trieste, dove moltissimi sono i nostri soci perché favoriti dalla vicinanza.
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II 29 ottobre 1939, viene consegnato all’aiutante del Battaglione Pordenone, l’alpino Gianbattista Pamio, un attestato di benemerenza, rilasciato dal X° Reggimento, per segnalati servizi durante i 15 anni di attività.
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Anno 1940 - Il 28 aprile 1940 annuale rapporto di sezione. Dalla sede, in Piazza Cavour, gli Alpini del pordenonese si portano al Don Bosco dove Don Janes officia la Messa su un altare eretto sotto il grande porticato. Al termine l’Alfiere Alpino Giovanni Bellomo, riceve il gagliardetto dalla madrina, maestra Anita D’Andrea da Meduno, sorella del Ten. Alpino Bruno D’Andrea, Medaglia d’Argento caduto nella grande guerra, al cui nome s'intitola il plotone Val Meduna che ha oggi l’onore di offrire la nuova regolamentare insegna al Battaglione Pordenone. Mons. Janes impartisce la benedizione e quindi pronuncia un alato discorso. Il Battaglione si divide in tre Compagnie, sì schiera nel cortile ed è passato in rassegna dal Gen. Cavarzerani. Quindi la colonna, per Corso Garibaldi si porta al Monumento ai Caduti, ove depone una corona di alloro; riattraversa i due corsi principali e rientra al Collegio. Nel teatro dell’Oratorio, gremito di Penne Nere, si svolge il rapporto fatto dal Cap. Toniolo e da Pamio per le rispettive relazioni. Parla quindi il Gen. Cavarzerani e particolarmente elogia l’Alpino Vincenzo Mongiat, Comandante il Plotone Val Meduna che riceve, a ringraziamento della sua iniziativa, un diploma di benemerenza. Segue il rancio. Parlano il Gen. Cavarzerani, il Direttore del Collegio, Don Carpenè, Mons. Janes e Franco Pesante, addetto alla stampa. Il Gen. Cavarzerani, alla fine, tiene rapporto ai dirigenti alla sede del Battaglione.
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Nel giugno 1940, adunata nazionale a Torino: solita nostra partecipazione in massa. La guerra si avvicina e siamo in un clima di vigilia e di attesa. Ma, anche se molti sono richiamati, non si può mancare al raduno. Probabilmente, è l’ultima occasione che viene offerta per ritrovarsi assieme e non si vuoi mancare. Molti dei presenti sfilano con la cartolina rossa del richiamo infilata nel cappello. Tra questi diversi anche dei nostri. C’è un’aria di festa ma molto trattenuta. C’è anche molta tristezza e difatti la sfilata è la più seria, la più composta di quante ve ne furono. Gli Alpini non sono ancora rientrati a casa, che già devono rifare lo zaino perché la guerra è dichiarata; si combatte sul fronte occidentale.
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La sede della Sezione, che nel frattempo è trasferita dal Palazzo del Tribunale al Bar Flores in Piazza Cavour, viene portata in un locale della ex Casa del Fascio, in P.zza del Popolo, con ingresso da Viale Marconi. L’attività della Sezione è ora praticamente rivolta all’assistenza degli Alpini alle armi e alle loro famiglie. Il Comandante, Dr. Toniolo visita i richiamati al Battaglione Tolmezzo e distribuisce loro generi di conforto.
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12 gennaio 1941: Le Penne Nere pordenonesi, per i camerati in armi, inviano 410 pacchi inoltrati alla volta dell’Albania In 17 grandi casse così distribuiti: 96 al Battaglione Tolmezzo, 96 al Battaglione Val Tagliamento, 72 al Battaglione Gemona, 74 al Battaglione Val Fella, 72 al 3° Artiglieria Alpina. Ogni pacco è costituito da una scatola di cartone, omaggio della concittadina Ceramica Galvani, sigillata e contenente: un costume completo di puro cotone pesante felpato, un paio di calze di lana, due fazzoletti di cotone, una saponetta, un coltello da tasca a sei usi, due scatole di fiammiferi, un pezzo di torrone, un pezzo di cioccolato, una cartolina affrancata per ricevuta del pacco, un biglietto col nome dell’offerente, una medaglietta recante l’effige di S. Giovanni Bosco, dono questa ultima del locale Oratorio. La confezione dei pacchi è stata possibile mercé l’intervento di alcune ditte pordenonesi che hanno generosamente fornito la mercé al prezzo di costo. La spesa di 25.000 lire) è coperta in brevissimi giorni. L’entusiasmo, la generosità e la simpatia che l’iniziativa del Comando del Battaglione Pordenone incontra, sono superiori ad ogni aspettativa e ancora una volta dimostrano di quanto affetto e riconoscenza siano circondati i nostri Alpini. Nella patriottica gara, particolarmente, si distinguono per slancio e generosità i Gruppi di Pordenone, Sacile, Maniago, S. Vito al Tagliamento, Spilimbergo, Porcia e soprattutto il Cap. Toniolo, il Magg. Andres, i Tenenti Pavan e Coran, il Prof. Peller, Mattiussi, Cesare Marchi, il Dr. Fabbro, Arturo Caccia e Pamio.
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L’8 marzo 1941, sul Golico, Antonio Marchi di Ghino, cade da prode alla testa delle sue Penne Nere. Ha 30 anni ed è sempre stato entusiasta della montagna, socio assiduo del C.A.I., alpinista sempre in prima linea. Entusiasta di vestire la gloriosa divisa alpina, fa il corso allievi ufficiali di complemento e va, come sottotenente all’Ottavo. Nell’aprile del 1939 viene richiamato, va in Albania e si comporta tanto bene da meritarsi la promozione a tenente. Viene richiamato nell’autunno del 1940 ed è ancora in Albania, in prima linea. La notte dal 6 al 7 marzo il Battaglione Tolmezzo sostituisce il Gemona. La pressione avversaria è però talmente forte che è costretto a ripiegare. Accorre in aiuto la VIa Compagnia del Tolmezzo, appunto quella di Toni Marchi. C’è una strage, attorno a Marchi muoiono tutti ed egli prende il comando dei superstiti del Gemona e, col Ten. Bianchi di Torino, porta i valorosi all’assalto. La battaglia è tremenda; il collega viene ferito e allontanato. Egli resta solo. Tutti si battono da eroi. Assume il comando anche di un battaglione rimasto privo di ufficiali superiori caduti in combattimento, da esempio magnifico di entusiasmo, disprezzo del pericolo, di massima volontà. Conquista una vetta decisiva per il settore, tiene bene anche la posizione. E’ senza munizioni; egli le cerca nelle vicinanze perché la corvè non può arrivare essendo stata decimata; ritorna con le munizioni, ma, nella fatale valletta, viene colpito a morte. Gli viene decretata la Medaglia d’Argento al V. M., con la motivazione: «Comandante interinale di Compagnia, guidava il reparto in terreno impervio e ghiacciato all’attacco contro munita posizione, riuscendo, dopo aspra lotta, ad impadronirsene. Incurante di ogni pericolo, sotto il fuoco micidiale del nemico, procedeva nell’azione sino a raggiungere il successivo obbiettivo, a colpi di bombe a mano ed alla baionetta. Cadeva, colpito a morte, mentre, al grido di Savoia, poneva piede su di un centro di fuoco avversario». - Quota 1616 di Monte Golico, fronte greco, 8 marzo 1941. Nel 1946 la nostra Sezione verrà intitolata proprio al suo nome.
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Renzo Granzotto, nato a Sacile il 23 dicembre 1904, è fin dai primi tempi, un grande innamorato delle montagne. Difatti egli è una bella figura dell’alpinismo dolomitico, ma anche di monti di casa nostra. Scoppiata la guerra, nel 1940 egli si arruola quale ufficiale degli Alpini e nel 1941 è in Grecia, al Val Fella, addetto ai rifornimenti. Ma egli non vuole restare in seconda linea e quindi, seguendo il suo impulso generoso e il suo attaccamento al Corpo, si porta proprio dove la lotta è più aspra. Difatti l’8 marzo 1941 trova morte gloriosa. Gli è concessa la medaglia d’argento con la motivazione: «Ufficiale addetto ai rifornimenti di un battaglione alpino, avendo appreso che il suo Reparto doveva essere impegnato per la riconquista di un’importante posizione, spontaneamente si portava in linea e, ottenuto il comando di un plotone mitraglieri rimasto privo di ufficiale, cooperava efficacemente al buon esito dell’azione. Caduti tutti i serventi di un’arma per l’intenso ed efficace fuoco dell’artiglieria e mitragliatrici nemiche, ne sostituiva il tiratore, continuando a battere il nemico incalzante finché, colpito in fronte, immolava la vita alla Patria». - Monte Golico, fronte greco, 8 marzo 1941.
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Antonio Maria Cavarzerani, quartogenito di S. E. Generale di Corpo d’Armata Costantino, nato a Udine il 3 febbraio 1914, compie i suoi studi a Possagno del Grappa, al collegio Canova, quindi al Pio X°; poi frequenta l’Università di Padova dove si laurea in legge. Nell’aprile del 1939, con l’8° Alpini, è in Albania, ma è poi congedato. Allorché, nel giugno 1940 scoppia la guerra, egli si trova a Torino intento alla sua professione, ma - dotato di grande sensibilità - generoso, impetuoso e ardente di amore di Patria, gli sembra di disertare, fino ad avere rimorsi di coscienza. Matura ben presto il proposito di farsi richiamare, rientra al deposito del Reggimento a Tolmezzo e si arruola volontario. A Tolmezzo trova un compagno di Università, figlio unico, in partenza per l’Albania per raggiungere l’8° mobilitato. Antonio ottiene di sostituirlo. Laggiù rifiuta tutti gli incarichi offertigli presso un comando di grande autorità poiché desidera condividere la sorte dei suoi Alpini. In linea si comporta sempre come un giovane leone e diventa, in breve, l’idolo di Superiori, inferiori e colleghi. Nella tremenda giornata del 9 marzo 1941 è mortalmente ferito in pieno combattimento, alla testa dei suoi Alpini che amorevolmente Io trasportano all’ospedaletto da campo 628. Dopo grandi sofferenze chiude la sua vita terrena il 15 marzo 1941. Gli è conferita la Medaglia d’Oro al V. M. con la splendida motivazione: «Volontario di guerra, sempre primo in ogni impresa difficile e rischiosa, già distintosi in aspri combattimenti per ardimento e valore, nel corso di una durissima azione, assolveva volontariamente delicate e pericolose missioni attraversando zone intensamente battute dall’artiglieria e dalle armi automatiche nemiche. Durante aspro combattimento, verificatasi una pericolosa infiltrazione nemica, assumeva volontariamente il comando di un reparto di formazione e si lanciava a fronteggiare l’avversario. Ripetutamente attaccato da forze preponderanti, resisteva con incrollabile tenacia e contrassaltava il nemico alla testa dei propri uomini, rimanendo mortalmente ferito. Conscio della prossima fine, con sublimi parole di fede e di amor patrio, continuava ad incitare i suoi Alpini alla lotta e si diceva lieto di aver potuto compiere fino all’estremo sacrificio il proprio dovere di soldato. Fulgido esempio di elevato sentimento del dovere e di elette virtù militari». - Quota 1615, quota 1143 di Monte Golico, fronte greco 27 febbraio - 9 marzo 1941.
N.B. - La Medaglia d’Oro di Antonio Cavarzerani non brilla sul nostro Vessillo essendo egli nato a Udine.
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Medaglia d’Argento, sottotenente degli Alpini Maddalena Francesco di Pordenone, cl. 1905. «Alla testa di una banda di dubat, attraversava un ponte parzialmente interrotto sul fiume in piena, incurante del violento fuoco dei ribelli che ne volevano interdire il passaggio dell’intera unità da cui era stato staccato. Ufficiale distintosi più volte per valore personale e già altra volta proposto per ricompensa al valore militare». - Zona di Gore, 2 luglio 1941.
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23 marzo 1941: II Battaglione Pordenone rende omaggio alla gloriosa memoria dei compagni immolatisi per la Patria sul fronte greco-albanese: si promuove un rito di suffragio che si svolge al Collegio Don Bosco. Affluiscono a Pordenone, le rappresentanze di tutte le formazioni dipendenti della Destra Tagliamento e si radunano in P.zza Cavour, presso il Comando del Battaglione, per portarsi poi al Don Bosco. In testa il Dr. Don Marconi, celebra la Messa di suffragio, servita dalle Penne Nere. L’orchestra cittadina, diretta da Peller, esegue musiche di circostanza. Prende la parola Don Janes e commemora la numerosa schiera di Penne Nere che ha offerto il fiore della giovinezza in eroico sacrificio. Dopo il rito gli Alpini rientrano in colonna alla sede del Battaglione dove il Comandante Tomolo tiene un breve rapporto.
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I richiami alle armi diventano sempre più frequenti e anche il Dott. Toniolo è richiamato nel VII° Reggimento Alpini. Allora il Gen. Cavarzerani invita il Ten. Col. medico Dott. Luigi Andres ad assumere la presidenza della Sezione e nomina gli Alpini Gian Battista Pamio, come segretario e consiglieri: Sante Vianello, Luigi Damiani, Mario Romor e Antonio Peller. L’attività della Sezione viene limitata all’assistenza agli Alpini combattenti e alle loro famiglie, ma è doveroso ricordare con quanta affettuosa sollecitudine il Dr. Andres si prodighi anche per l’assistenza sanitaria degli Alpini della Sezione e delle famiglie dei richiamati.
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Anno 1942 - La sera del 2 aprile 1942, passa la tradotta della Julia che porta i reduci del Gruppo Conegliano. In stazione ci sono molte Penne Nere, assieme alla popolazione, che salutano chi torna superstite dalle dure vicende belliche e dall’affondamento del Galilea: tutti vogliono notizie sui dispersi del Gemona che si trovavano appunto sulla tragica nave. Tra i naufraghi del Galilea che si sono salvati, ricorderemo della nostra sezione, Achille Buset di Pasiano, Pietro Segat di Chions e Mario De Zorzi di Travesio (che diverrà Capogruppo del suo paese).
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Pasqualini Luigi, classe 1922, di Pordenone - 8° Regg.to Alpini, Medaglia di Argento al V. M. sul campo: «Capo arma di fucile mitragliatore di un centro di fuoco avanzato, mentre stava per essere sopraffatto da un forte nucleo nemico che, munito di pistole mitragliatrici, gli intimava la resa, con rara presenza di spinto ed eccezionale sangue freddo, nonostante la continua minaccia delle armi puntate a pochi passi su di lui e sui propri dipendenti, traeva di tasca le bombe a mano e le lanciava contro gli avversari ponendoli in fuga. Lumino so esempio di coraggio e di attaccamento al dovere». - Cureschin, Russia, 27 settembre 1942. In data 1° Novembre 1942, il comandante tedesco insigna Luigi Pasqualini della Croce di Ferro di 1a classe, sempre per lo stesso fatto d’armi.
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Medaglia d’Argento Marcuzzi Ovidio da Vito d’Asio, Caporale del B.ne Tolmezzo dell’VIII° Alpini. «Porta-arma tiratore, durante un aspro combattimento difensivo, pur essendo gravemente ferito ad una gamba da una scheggia di mortaio, non abbandonava, malgrado le insistenze dei compagni il suo posto dal quale continuava a falciare il nemico, se non a combattimento ultimato». - Golubaia Crinizza, Russia, dicembre 1942. Marcuzzi è stato Capogruppo di Cordenons.
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Medaglia d’Argento a Marzotto Modesto, cl. 1921 da Porcia. Sergente dell’VIII° Alpini, B.ne Gemona: «Comandante di squadra fuciliere, di contrattacco a posizione vivamente contrastata, visto cadere ferito il proprio comandante di plotone, lo sostituiva nel comando e con l’esempio guidava il reparlo in un audace contrassalto. Ferito, a sua volta, rifiutava il luogo di cura e continuava l’azione fino alla conquista della posizione avversaria». - Novokalitwa, Russia, 10 dicembre 1942. Modesto Marzotto è stato capogruppo di Porcia.
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Medaglia d’Oro, Gap. Chiaradia Darlo da Caneva. «Volontario nella campagna di Grecia chiedeva insistentemente di poter partire per la Russia, al comando di una Compagnia Alpina. Animatore di uomini, sapeva forgiare il suo reparto al suo entusiasmo, alla sua fede, alla sua ansia di combattere per la maggiore gloria d’Italia. Durante violentissimo attacco nemico, vista cadere in mano avversaria una quota di vitale importanza per il nostro schieramento, raccolta parte degli uomini del suo reparto, decisamente si lanciava al contrassalto, incurante del micidiale fuoco di armi automatiche, di mortai ed artiglierie avversarie, risalendo alla testa dei suoi Alpini, galvanizzati da tanto esempio, la martoriata quota strappandola al nemico. Per più ore si faceva animatore dell’eroica difesa della posizione, contro la violenta reazione del nemico. Alpino tra i suoi Alpini ai quali infondeva il suo spirito aggressivo, il suo cosciente sprezzo del pericolo, la sua tenacia, la sua incrollabile volontà di vittoria, il giorno successivo ritornava rinnovando le epiche gesta del giorno precedente all’assalto della medesima quota, riuscendo nuovamente a conquistarla. Colpito mortalmente, con la visione del nemico in fuga, rifiutava ogni soccorso, preoccupandosi soltanto della sorte dei suoi Alpini, per i quali aveva ancora nobili parole di incitamento, di ardente fede. Magnifica figura di eroico soldato d’Italia». - Quota Cividale sul Nova Kalitwa, fronte russo, 4-5 gennaio 1943.
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Medaglia d’Argento al Valor Militare all’Alpino Fontanin Ugo di Olinto, da Maniago (UD) cl. 1915, 8° Alpini, Battaglione Tolmezzo: «Volontario per le azioni più rischiose, otteneva di far parte di uno dei nuclei ritardatari incaricati di ostacolare l’avanzata nemica. Sopraffatto dopo aspra lotta il suo centro di fuoco, sfuggiva audacemente alla cattura, raggiungeva altro centro che ancora resisteva. Ferito, rimaneva al suo posto di combattimento incitando i compagni alla resistenza. Andava successivamente disperso in altro fatto d’armi». - Kolubaja Krinitza (Russia), 17 gennaio 1943.
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Croce al Valer Militare al caporal maggiore, 3° artiglieria alpina «Julia» Perosa Pirro fu Ricciotti da Azzano, cl. 1914: «Graduato di batteria alpina, durante successivi durissimi combattimenti difensivi, chiedeva di tornare al pezzo come puntatore e dava poi continua prova di sprezzo del pericolo, di entusiasmo e valore anche nelle più avverse situazioni. Sotto il tiro di artiglierie, armi di fanteria ed aviazione, continuava la lotta con la proverbiale tenacia alpina e si prodigava incessantemente per superare vittoriosamente tutti i combattimenti». - Iwanowka, q. ovest di Nowa Kalitwa (Russia) - 17-25 dicembre 1942.
Medaglia d’Argento al Valor Militare: «Puntatore di batteria alpina di provato valore; caduto il capo pezzo e feriti alcuni serventi continuava il tiro contro il nemico incalzante riuscendo a colpire e ad immobilizzare un carro armato a pochi metri di distanza. In successiva azione, distrutto il pezzo dall’artiglieria nemica, andava all’assalto con gli alpini. Esempio di grande ardimento e alto senso del dovere». - Sslowiew Nowapostajalowka (Russia) 20 gennaio 1943.
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Romolo Marchi nato ad Aviano il 22 aprile 1912, sportivo di nascita, esuberante, pieno di vita, vuole essere coi suoi Alpini dell’Ottavo. Come sergente, egli si trova in Russia sul fronte del Don e inizia la ritirata il 17 gennaio 1943, ma il 26 dello stesso mese egli decede. Alla sua memoria viene concessa la Medaglia d’Argento con la seguente motivazione: «Guidava volontariamente una pattuglia alla cattura di una mitragliatrice nemica che, con il suo fuoco intenso, impediva alla colonna di procedere verso i nuovi obbiettivi assegnati. Ferito ad un braccio, non abbandonava il posto di combattimento offrendo luminoso esempio di fermezza d’animo ai suoi dipendenti. Alcuni giorni dopo, ancora febbricitante e spossato per la perdita di sangue a causa della precedente ferita, con pochi elementi del battaglione, si lanciava all’attacco di forze preponderanti che tentavano di sbarrare il passo alla colonna in marcia e trovava morte gloriosa sul campo». - Nikolajewka, fronte russo, 26 gennaio 1943.
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II 15 dicembre 1943 il comandante interinale del Batt. Pordenone, l’aiutante maggiore e gli addetti al comando, danno una relazione finale sulla loro attività e un saluto, anzi, un commosso arrivederci. Con questo documento il comando del Battaglione Pordenone dice che, dato lo stato di guerra, è possibile solo svolgere attività assistenziale ed anche incompletamente perché l’insorgenza improvvisa, il succedersi tumultuoso e rapido di funesti avvenimenti, hanno portato la Patria nostra nelle tragiche attuali condizioni. La pubblica sottoscrizione aperta in favore delle famiglie bisognose degli Alpini della Julia, ha dato una notevole somma che è stata distribuita a Pordenone, a 88 famiglie, a Cordenons, a 40 famiglie, a Porcia a 39 famiglie, a Maniago e Vivaro a 41 famiglie, a 4 famiglie di Barcis, e a 29 di Meduno. Somme sono anche state elargite a 60 Alpini del fronte russo e balcanico in occasione dei festeggiamenti offerti loro tramite l’ufficio combattenti. Il documento termina: «Camerati, la vita dell’Associazione è ora sospesa, ma la nostra grande famiglia sempre viva e spiritualmente unita tale è che qualunque fatto possa sopravvenire, tale si conserverà certamente per quei sentimenti di vera e sincera devozione alla Patria che gli Alpini hanno sempre dimostrato coi fatti, sia in guerra che in pace e per quei vincoli di sincero cameratismo che sono radicati nell’animo loro. Preghiamo Iddio che benedica l’Italia, pensiamo sempre ai cari nostri morti e così, sorretti da quella fede, guidati da quel pensiero, percorriamo calmi e sereni quell’aspro cammino che il destino ci ha segnato. Verrà la pace ad allietare nuovamente le nostre case, ritornerà il sereno a sorridere sul nostro bel ciclo, ed allora, ritornati liberi ed uniti, potremo, di nuovo, lanciare alto e potente al sole il grido: Viva la nostra Patria immortale, viva le nostre care e sempre benedette Penne Nere». Pordenone, 15 dicembre 1943. Il comandante interinale del Battaglione, firmato Ten. Col, Cav. Dott. Luigi Andres - L’Aiutante Maggiore in Seconda Giobatta Pamio. Gli addetti al comando Sante Vianello, Luigi Damiani, Agostino Cescut, Ferdinando Cossutta, Antonio Peller, Alfonso Marchi, Attilio Marchi, Antonio De Franceschi, Mario Romor.
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Anno 1945 - La sezione in questo periodo vive le tristi giornate seguite all’armistizio e alla liberazione e si attiene al proclama lanciato dal Gen. Cavarzerani ai suoi Alpini perché ritrovino l’autentico spirito di fratellanza, di concordia e di amore, che sempre distinsero i soldati della montagna. Il vecchio Generale, stanco, deluso, afflitto per i terribili avvenimenti che tanto hanno tormentato questa nostra Patria, che lui aveva così eroicamente e fedelmente servita, manda a chiamare il consiglio della Sezione per l’ultimo commiato dai suoi Alpini. Con un filo di voce, dal suo letto di morte, ricorda le sue ultime volontà, raccomanda la fedeltà alla Patria e al più autentico spirito scarpone.
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Costantino Cavarzerani, nato a Caneva di Sacile nel 1869, nel 1888 è all’Accademia Militare di Modena, dalla quale esce due anni dopo come sottotenente del VII° Regg.to Alpini. Promosso tenente nel 1894 e nominato aiutante maggiore in seconda, nel 1896 parte volontario per l’Eritrea, dove combatte agli ordini del Gen. Baldissera. Rimpatriato, ritorna al VII° Alpini, fino alla sua promozione a Capitano. Nel 1909 passa all’8° Alpini di nuova formazione: II Reggimento è comandato dal Col. Antonio Cantore, il leggendario Cantore caduto sulla seconda Tofana e decorato di Medaglia d’Oro al V. M. Ai nomi di Cantore e Cavarzerani, suo aiutante maggiore in pace e in guerra, sono indissolubilmente legati il nome dell’8° Alpini, il suo valore, i suoi sacrifici, i suoi morti. Nel 1912 partecipa alla guerra di Libia, riporta una grave ferita e si merita una Medaglia d’Argento al V. M. con la motivazione: «Nell’attacco notturno di Megarla, 20-21 marzo 1913, coadiuvò efficacemente il comando nella direzione del combattimento e si slanciava all’assalto in testa alle truppe. Si portò con ardimentoso valore ad Assaba, 25 marzo 1913, dove ebbe sotto di sé ucciso il proprio cavallo. Ferito piuttosto gravemente nello scontro di Chicla, diede prova di rara energia invocando di non essere rimpatriato». Battendosi valorosamente, nella seconda Guerra Mondiale, sul Monte Zebio, Altopiano di Asiago, gli è conferita una seconda Medaglia d’Argento con la motivazione: «Comandante di un Reggimento che doveva impadronirsi di forti posizioni nemiche, portandosi al seguito del 1° Battaglione che moveva all’attacco, e visto che l’ardore, il coraggio e i titanici sforzi delle prime ondate venivano infranti dalla resistenza nemica e da violenti tiri di artiglieria, di mitragliatrici e di bombe a mano, alla testa delle truppe, ritto su un roccione, sfidando immunemente il pencolo con coraggio e serenità senza pari, animava i suoi soldati un po’ spossati dalla perdita, quasi totale, degli ufficiali, e li incitava all’assalto con parole piene di entusiasmo e di fede, dando così mirabile esempio di virtù militare». - Monte Zebio, 19 giugno 1917. Combatte poi in Val Raccolana e in Val Tagliamento dove la sua brillante condotta gli vale l’Ordine Militare di Savoia e, più tardi, il riconoscimento araldico di conte di Nevea, il più alto nella scala delle benemerenze civiche. La motivazione è: «Comandante tattico della Val Raccolana, le cui posizioni con lena infaticabile e con spiccata intelligenza aveva preparate e difese, attaccato vigorosamente dal nemico, con vera perizia attività ed energia e valore esemplari, ne infranse gli sforzi, per quanto sostenuti da violentissimo fuoco di artiglieria e da gas asfissianti, mantenendo saldamente le posizioni a lui affidate. Ordinatogli il ripiegamento, lo eseguì con abilità e fierezza contrastando il terreno all’invasore e tenendo sempre alto lo spirito delle sue truppe valorose. Al Tagliamento seppe frustare i tentativi del nemico intesi a forzare il passaggio a sud di Tolmezzo». - Val Raccolana, 24-28 ottobre - 1 e 2 novembre 1917. Il 15 novembre 1917 è fatto prigioniero, a Sedrano, vicino a S. Foca. Dopo la prigionia riprende il comando dell’8° Alpini che tiene fino al 1926, allorché è promosso Generale di Brigata. Il 7 maggio 1931, raggiunti i limiti di età, Costantino Cavarzerani, lascia il servizio attivo per ritirarsi nella natia Stevenà, dove muore il 28 Ottobre 1945 con il grado di Generale di Corpo d’Armata nella Riserva. Le sue ultime volontà: «La mia salma sarà prima avvolta in un lenzuolo, poscia in una bandiera nazionale con il Crocefisso ed un Rosario. I funerali dovranno essere fatti in forma semplicissima: senza corteo, al mattino all’alba; un solo sacerdote verrà a levare la salma e dirà messa bassa. Non voglio pompe, quindi niente scorta, niente torce né fiori ne discorsi, né si distribuiranno candele; non saranno mandate partecipazioni né comunicazioni ai giornali. Domando una prece».
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Anno 1946 - 3 febbraio 1946, domenica, Appuntamento per gli Alpini al bar Flores per ricostituire la Sezione. Ci si ritrova in un bel numero, consapevoli d’essere ancora forti, soprattutto fieri della Penna Nera, della nostra arma, di quanto fatto e anche con la voglia di fare ancora qualcosa, non soltanto per noi vivi, ma specialmente per tutti coloro che si sono lasciati su tutti i campi di battaglia. Grandi saluti, soddisfazione di vederci e di poterla raccontare. Papà Andres, fa gli onori di casa assieme al Segretario Pamio e quindi prende la parola. Poche parole semplici, com'è nel suo stile, ma sufficienti per convincerci, per farci venire le lacrime agli occhi, per riprendere, per fare un comitato, per fare le elezioni, per distribuire le cariche che risultano: Dr. Guido Scaramuzza, Presidente; Sandro Toffolon, Vice-Presidente; Giobatta Pamio Segretario; Consiglieri: Dr. Luigi Andres, Sante Vianello, Giovanni Bellomo, il maestro Peller e Luigi Damiani.
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Scaramuzza Guido, nato ad Azzano X° il 19-11-1912: Capitano Medico della Julia. Ha partecipato alla Campagna di Russia. Iscritto all’Associazione dal 1946. Presidente Sezionale dal 1946 ai 1972. Toffolon Alessandro, nato a Pordenone il 17-3-1913: Serg. Maggiore dell’8° Alpini. Ha partecipato alle Campagne di: Grecia, Albania e Russia. Vice Presidente dal 1946 al 1974.
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Il 25 aprile 1946, si inaugura la Sede; alla riunione partecipano le Penne Nere cittadine e le rappresentanze dei vari Gruppi della Destra Tagliamento. Indovinato l’ambiente: una saletta dell’Albergo Toffolon, dove la rotonda del focolare, l’arredamento e le impressioni ritratte sulle pareti dal pittore Doretto, parlano dell’epopea alpina e si respira l’aria del rifugio di montagna. Alcuni ritratti ricordano i Caduti della Sezione: Antonio Marchi, al quale il sodalizio è intitolato, Renzo Granzotto, Romolo Marchi, Carlo Mattiuzzi. Tra gli intervenuti, oltre i componenti del Consiglio Sezionale, ci sono anche i Signori Gino e Dr. Alfonso Marchi, ripettivamente padre e fratello del Caduto Tenente Antonio ed una rappresentanza degli Alpini in servizio al Distretto Militare di Sacile. Dopo la benedizione alla sede, il cappellano Alpino Prof. Don Moretti, commemora il Caduto Ten. Antonio Marchi, auspicando che gli Alpini trovino nel loro ricostituito sodalizio, quello spirito di fraternità e di feconda unità di intenti che li ha sempre animati, non d’altro paghi che di compiere il proprio dovere, seguendo in ciò tradizioni di probità, di valore e di patriottismo delle Penne Nere. Il Cav. Dr. Andres effettua le consegne al nuovo Consiglio, a nome del quale risponde il Presidente Dr. Scaramuzza, esponendo il programma che la Sezione intende svolgere: fraterna assistenza verso gli Alpini e le loro famiglie, onorare la memoria delle Penne Nere cadute, custodire e tramandare le tradizioni di gloria e di valore del Corpo degli Alpini. Terminata l’assemblea, ci si riunisce, ad una cenetta di polenta e baccalà, che diverrà tradizione annuale. La presenza di alcuni Alpini giuliani da luogo a manifestazioni di sereno patriottismo, auspicio per l’italianità di Trieste e della Venezia Giulia. La sede dell’Associazione, l’Albergo Toffolon, diventerà il fulcro di tutta la attività della Sezione. Essa sarà luogo d’incontro di tutti i soci e punto di partenza di ogni attività futura; avrà il vantaggio di avere annesso il bar Toffolon, frequentatissimo, e quindi logico e necessario appuntamento per tutti per un buon bicchiere di vino, per quattro chiacchiere e soprattutto per dare, di volta in volta, lo spunto alla vita dei gruppi e della sezione. Annessa vi è pure la drogheria del vice-presidente Sandro Toffolon che diventerà «la vera sede» poiché qui confluiranno, giorno per giorno, gli Alpini per prelevare tessere e bollini, per fare versamenti, per recapitare notizie, posta, pacchi ecc. Tutto questo per molti anni e cioè fino al 1966, allorché il complesso Toffolon verrà demolito: ciò rappresenterà una perdita dolorosa, affettiva e materiale per tutti gli Alpini di Pordenone.
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II 5 maggio 1946 la Sezione fa la prima uscita del dopoguerra. Si va alla Madonna dei Castelli, a Montecchio Maggiore (Vicenza), ove si inaugura una chiesetta, con una campana portata dalla Grecia dagli Alpini locali. La Sezione, ormai saldamente attiva, partecipa alla suggestiva cerimonia con un bel numero di soci, partiti con grande allegria ed entusiasmo con i camion del G.R.A.
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16 luglio 1946: Siamo a Valdagno all’Adunata Triveneta, invitati dall’amico concittadino là residente, Nando Cozzarin. La Sezione vince una coppa: difatti c’è una gara di cori con vari premi; sennonché ci sono due soli cori in gara. Il Presidente raduna alcuni soci pordenonesi e attacca col fatidico, ormai nostro; «El va el birocc» e qualche altra canzone alpina; così il 3° premio è nostro per mancanza di concorrenti. Lo stupefacente è che riceviamo applausi e dobbiamo bissare proprio la nostra canzone, diventata ormai l’inno ufficiale della Sezione.
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Il 6 ottobre 1946, prima adunata alpina friulana del dopo guerra a Pordenone, dove si raccolgono oltre 3.000 Penne Nere. Con gli Alpini della Sezione pordenonese si radunano rappresentanze delle Sezioni friulane e di molte venete. Salutata con viva cordialità la rappresentanza di Gorizia. Per gli Alpini in armi ci sono due compagnie del Battaglione Tolmezzo e Feltre, con il Comandante del Reggimento Col. Scarpa. Ci sono la fanfara dell’8°Reggimento Alpini e la banda cittadina di Cordenons diretta da Peller. Autorità, alpini e popolazione affluiscono dalla Sede al vicino Monumento ai Caduti, dove si depone una corona di alloro. In corteo si arriva al Santuario della Madonna delle Grazie, dove sono già raccolti le famiglie dei Caduti e le rappresentanze dei Reduci, dei Partigiani, dei Combattenti delle varie armi. Nella Cappella del Sacro Cuore, dedicata alla memoria dei seicento pordenonesi morti nella guerra 1915-1918 è collocata la colonna scolpita dallo scultore alpino Prof. Ado Furlan, sulla quale posa la bronzea lampada che tra poco sarà accesa a perenne ricordo ai Caduti. Sulla colonna le parole: «Ai Caduti delle guerre 1915-18, campagne d’Africa 1940-45»; sotto i fregi in altorilievo delle unità alpine friulane il verso del Carducci: «E ben ne risorse e vince chi per la Patria cade nella santa luce dell’armi». Don Janes, assistito dall’Arciprete del Duomo Prof. Mons. Muccin e dall’alpino Prof. Don Moretti, benedice la lampada e Erminia Lisotto, madre di due Caduti nella passata guerra, uno dei quali Alpino, a nome di tutte le madre delle Penne Nere scomparse, accende la lampada. L’organo diffonde in sordina le note del Piave. I Reparti presentano le armi. Due soldati depongono una corona a nome dell’8° ed un bambino, Pierino Marchi, figlio del Caduto Romolo, depone un mazzo di garofani rossi. Poi Mons. Janes benedice i Gagliardetti offerti dalla Sezione di Pordenone ai Gruppi di Zoppola e Fiume Veneto. Sono madrine le sorelle di due Caduti: Palmira Bertoja e Giovannina Bortolussi. Il lungo corteo riattraversa le vie della città e si porta al Teatro Licinio. Parole di saluto e di auspicio pronuncia il Presidente Dr. Scaramuzza, il quale, quando ricorda gli Alpini Goriziani presenti, è interrotto da una entusiastica manifestazione verso le italianissime terre giuliane. Quindi l’On. Prof. Guido Bergamo, alpino della 1a guerra mondiale, oratore ufficiale, parla agli Alpini. Poi rancio. Ma la sosta è breve; alle 14,30, al cinema estivo, spettacolo folkloristico. In palcoscenico si susseguono le corali dei cantori di Ovaro, diretti dal maestro Crocco e di Spilimbergo, diretti dal maestro Cesare Domenico. Negli intervalli la fanfara dell’8° non vuole far dimenticare la sua presenza. Si completa così una giornata di autentica festa alpina, patriottica e friulana.
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Anno 1947 - II 27-7-1947 gita a Valgrande di un buon numero di soci. Fa gli onori di casa il nostro cappellano don Moretti. Valente organizzatore è il segretario Sergio Pivetta, che ha ricevuto le consegne da Giobatta Pamio.
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Negli anni immediatamente seguenti alla guerra rientrano dai campi di prigionia i nostri alpini. Tra questi Piovesana Sante classe 1902 II° Compagnia Battaglione Alpino York Amba; ferito a Cheren alla mano e alle gambe, prigioniero ad Asmara nel Sudan e in Egitto. Rientra in Italia alla fine del 1947.
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Anno 1948 - 10-11 luglio 1948: Circa duecento alpini si recano a Valgrande in Alto Comelico, ospiti della Colonia alpina del Collegio Don Bosco: come sempre, fa gli onori di casa il nostro cappellano Don Moretti.
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Il 4 ottobre 1948, ci si trova a Bassano del Grappa per l’adunata nazionale che si svolge in un clima profondamente alpino. Ad essa partecipano tutti i soci della Sezione, poiché ognuno ha qualche amico da trovare, qualche conoscente da rivedere, informazione da avere su amici e compagni d’armi che da anni non si vedono più.
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Anno 1949 - 11 settembre 1949: Adunata della Julia a Pordenone. Oltre 10.000 Penne Nere, sono in Pordenone, con una decina di bande, gruppi corali, carri allegorici. Il convegno ha inizio alle 9.15 nel vasto piazzale della Casa del Popolo, presenti le Autorità, le quali in precedenza erano state ricevute in Municipio, dove il Sindaco aveva loro rivolto il benvenuto di Pordenone. Uno stuolo di generali, di ufficiali Alpini e di tutte le armi, parecchie Medaglie d’Oro, le famiglie dei Caduti della Julia, Associazioni di ogni tipo. Sono benedetti i Gagliardetti offerti dalla Sezione ai Gruppi di Azzano, Chions e Taiedo. Quindi, S.E. Zaffonato, Vescovo di Vittorio Veneto, assistito dai Mons.ri Coromer e Giacinto, officia la S. Messa; sono presenti anche sacerdoti e cappellani alpini. Al Vangelo, il presule pronuncia elevate parole di fede e di italianità ed il rito si conclude con la Preghiera dell’Alpino, eseguita dal coro di Valdagno. Il Dr. Scaramuzza, offre un altare di marmo, opera del Prof. Ado Furlan, al Villaggio del Fanciullo, dove sono raccolti anche gli orfani dei Caduti della Julia. A nome di questi, risponde ringraziando per il cristiano, affettuoso gesto, l’avv. Alfonso Marchi. Si forma quindi un imponente corteo con in testa le rappresentanze in armi dei reggimenti che costituirono la Julia, e il labaro dell’Associazione Nazionale Alpini, fregiato di 176 Medaglie d’oro, portate dal gonfaloniere Mapelli, consigliere nazionale; c’è pure il gonfalone del Comune. Il corteo si snoda lungo C.so Garibaldi, P.zza Cavour, Via Mazzini, Via Fola, Via Giardini, Via Codafora, Via Fola e per C.so Vittorio Emanuele e per P.zza Cavour si è raggiunta P.zza XX Settembre, mentre dalle finestre vengono gettati fiori e la folla applaude fervidamente fra l’alternarsi di musiche e canzoni. La Piazza XX Settembre presenta un aspetto imponente. Dalla balaustra del palazzo del tribunale parlano il Dr. Scaramuzza, il Col. Carino Vice-Presidente Nazionale e Presidente della Sezione ANA di Torino, il Gen. Girotti, primo Comandante della Julia in Grecia. Il Gen. Mennarini, sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito, quindi consegna le medaglie d’argento in memoria degli Alpini: Ten. Antonio Marchi, Sergente Romolo Marchi, Ten. Renzo Granzotto, una al disperso caporal maggiore Virgilio Valvassori ed una al presente Alpino Vignuda di San Daniele al Tagliamento. Ha quindi luogo l’offerta da parte della Sezione di Pordenone di un labaro alla consorella Sezione di Trieste: la semplice suggestiva cerimonia commuove altamente ed è lungamente applaudita. Tra gli organizzatori, valida l’opera in Segreteria di Aldo Boz, classe 1914, già dell’Ottavo Alpini, combattente in Africa.
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Il 3 ottobre 1949, ci si trova all’adunata nazionale di Bolzano che si svolge sotto la pioggia. A questo proposito «L’Alpino» scrive: «Oggi a Bolzano cade la pioggia. L’11 settembre, a Pordenone, durante l’adunata della Julia, piovevano fiori».
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Il 4 novembre 1949, a Pordenone, nel Piazzale Ellero, tutto adorno di pennoni tricolori, accanto alle truppe del Presidio, schierate in armi con le gloriose bandiere e fanfara, viene celebrata la Messa al Monumento ai Caduti nella ricorrenza fatidica. Il Generale Liuzzi, Comandante il Presidio, consegna la Medaglia d’Oro decretata alla memoria del Caporal Maggiore Olivo Maronese da Pasiano, appartenente alla Julia e caduto il 20 gennaio 1943 sul fronte russo. L’aureo riconoscimento viene appuntato al petto della madre dell’Alpino scomparso, mentre un Ufficiale da lettura della splendida motivazione.
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Anno 1950 - II 17 settembre 1950 la Sezione partecipa in massa all’adunata di Muris di Ragogna, vicino a S. Daniele del Friuli, dove viene inaugurata una chiesetta al nome dei Caduti del Galilea.
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Nel settembre 1950 la Sezione è in gita a Timau. C’è una partecipazione di molti soci e la massima parte si spinge fino al Passo per ammirare gli spettacoli che presentano tutte le cime sulle quali, nella grande guerra mondiale, molti dei nostri Alpini hanno combattuto e sono caduti.
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Anno 1951 - Il 2 ottobre 1951, la Sezione partecipa compatta all’adunata nazionale di Gorizia. Si tratta di portare in quella terra l’evviva anche ai triestini convenuti colà per ricevere l’entusiastico saluto di tutte le Penne Nere d’Italia.
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Anno 1952 - Aprile 1952: Gli Alpini di Pordenone, riuniti al Toffolon decidono di contribuire al completamento del Rifugio del C.A.I. al Piancavallo: offriranno le imposte per le finestre che tutt'ora mancano.
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27 Aprile 1952: Adunata Nazionale a Genova, con una buona partecipazione dei nostri soci.
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II 3 agosto 1952, gita a Val Grande, dove come sempre si viene accolti dall’entusiasmo degli amici della colonia del Don Bosco di Pordenone. Si fa ritorno per la Carnia, per il Passo della Mauria e si fa una sosta alla caserma dell’8° Alpini a Tolmezzo per salutare i bocia in armi.
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Anno 1953 - A Cortina d’Ampezzo, il 12 settembre 1953, Adunata Nazionale dell’A.N.A. La Sezione partecipa a ranghi completi.
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Anno 1954 - Il 19 marzo 1954, Adunata Nazionale a Roma. Vi è una buona rappresentanza della Sezione, al solito ritrovarsi di tutte le Penne Nere.
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Il 5 dicembre 1954. Nell’ottobre 1954, Trieste viene restituita all’Italia: c’è una grande gioia nell’intimo di ogni italiano. Pordenone è pure in festa per il bell’avvenimento e la Sezione non è da meno. Il 5 dicembre 1954, una ventina di corriere ed altrettante macchine private portano oltre 1200 persone a Trieste, Alpini, familiari, simpatizzanti.
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Anno 1955 - 24 Aprile 1955: A Trieste, Adunata Nazionale alla quale partecipa la Sezione, quasi al completo.
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Nel giugno 1955 muore in Milano il Ten. Col. Alpino Dr. Ing. Franco Nussi, nato a Clauzetto nel 1891; dell’8° Alpini, valoroso combattente col Tolmezzo sul Freikofel e a Pal Grande, tanto da meritarsi la medaglia d’argento e, per meriti di guerra, la promozione a tenente. Durante la ritirata di Caporetto, si batte con eroismo tanto da meritarsi la medaglia di bronzo. Alla sua morte, lasciò una notevole somma di denaro alla Sezione di Milano ed altra pari somma da distribuire ai «veci» bisognosi dell’8° Alpini e, particolarmente, del Tolmezzo, sia della Sezione carnica che delle zone di Pordenone, del Friuli, dell’Altopiano di Asiago e per altri trasferitisi a Latina. La sua signora, Antonia Nussi-Riva, fedele e generosa interprete del desiderio del marito, incarica il Col, Sandro Peracchione di Milano di ricercare gli amici veramente bisognosi della nostra zona. Il Peracchione viene a Pordenone appunto per compiere tale ricerca, e si trova talmente bene nel nostro ambiente alpino che, pur continuando a vivere a Milano, regolarmente invia l’importo per il bollino e alle adunate nazionali sfila con la nostra Sezione.
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7 agosto 1955: II convegno al Piancavallo si svolge nella maniera più bella e più tradizionale, intorno al sacello eretto in memoria dei Caduti dal Gruppo di Aviano. Parlano il Dr. Zennaro, Capo-Gruppo di Aviano e il Presidente Dr. Scaramuzza. Si stabilisce che la riunione diventi annuale.
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Anno 1957 - 19 marzo 1957: Adunata Nazionale a Firenze. Nutritissima la partecipazione dei soci della Sezione.
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Anno 1958 - 16 marzo 1958: Adunata Nazionale di Trento. Grande partecipazione dei soci.
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Il 19 Novembre 1958 muore, a 76 anni, il Prof. Antonio Peller. Veneziano di nascita; si trasferisce a Pordenone ed è direttore della banda cittadina e poi lo sarà di quelle di Cordovado, Annone, Porcia, Cordenons, Maniago. E’ fondatore delle fanfare alpina e di quella dei giovani. Come membro della Croce Rossa sì prodigò, nel 1943, a favore dei prigionieri di guerra. Ai funerali ci sono la fanfara cittadina e quella di Maniago, molti amici Alpini e della Croce Rossa.
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Anno 1959 - Il 28 febbraio 1959, si svolge, in sede, l’assemblea annuale. Per acclamazione il consiglio uscente viene riconfermato ed è così composto: Presidente: Dr. Guido Scaramuzza; Vice - Presidenti: Sandro Toffolon e Anacleto Giavito; Segretari Prof. Giuseppe Polon e Prof. Antonio Zovi; Revisore dei Conti: Dr. Valentino Toniolo; Consiglieri: Cav. Dr. Luigi Andres, Dr. Luigi Bevilacqua, Giorgio Doretto, Cav. Paolo Gaspardo, Dr. Gino Giani, Dr. Sante Maraldo, Mauro Mauro, Giobatta Pamio, Dr. Angelo Scotti, Dr. Emanuele De Marco di Azzano X°, Giovanni Nadalin di Sacile, Fausto Venier di Maniago, Carlo Ventura di Aviano, Arturo Milani di Sesto, Giuseppe Sfreddo di Fontanafredda, Giuseppe Anselmi di Malnisio, Giovanni Trevisiol di Pasiano, Domenico Fantin di Polcenigo e Alfonso Cossetti di Chions.
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Milano, 3 maggio 1959 - 32a Adunata Nazionale a Milano. Notevole partecipazione dei soci della Sezione.
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Nel luglio 1959 la Sezione è in Val Fiorentina ospite della Divisione Cadore. La pioggia fredda e insistente non impediva ad oltre un centinaio di soci e familiari di portarsi a oltre 2.000 metri di altitudine per il secondo incontro con gli Alpini in armi. Dopo la Messa al campo, sotto le pareti strapiombanti del Pelino, ha inizio una esercitazione comandata dal Generale Dibitonto, illustrata ai soci della Sezione dal Generale stesso e dal Colonnello, medaglia d’oro Magnani. Nell’esercitazione c’è una dimostrazione d’impiego del nuovo pezzo da 105 in dotazione alle truppe di montagna. La presentazione è fatta dal Col. Scarelli, comandante il VI° da montagna. Viene consumato il rancio all’aperto in cameratesca compagnia delle truppe al campo. «L’Alpino», riportando la notizia, mette in evidenza la veramente felice decisione della Sezione di orientare l’annuale gita sociale verso le soldatesche alpine in armi, cosicché i veci, in un ambiente tipicamente alpino e a diretto contatto con i «bocia» dell’ultima leva impegnati nel servizio militare, rendano veramente fecondo il connubio fra le vecchie e le nuove generazioni.
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Il 7 agosto 1959 muore il Capitano Sartor Nicolò da Zoppola, classe 1909, Ufficiale di complemento degli Alpini, nel 1934, volontario per l’Africa Orientale partecipa a tutta la campagna, ottiene la promozione in S.P.E. per merito di guerra. Gli viene concessa la Medaglia di Bronzo al V.M. Successivamente prende parte alla guerra del 1940 e, come comandante di un battaglione di Ascari, dimostra spirito di iniziativa e grande ardimento. E’ il primo ufficiale a giungere al lago Tana. Il suo reparto si distingue sull’Amba Alagi dove è l’ultimo a cessare i combattimenti. Il 9 ottobre 1941 viene nominato Cavaliere dell’Ordine Coloniale della Stella d’Italia. Per il suo eroico comportamento gli vengono concesse due Medaglie d’Argento al V.M. Fatto prigioniero ad Amba Alagi, è trasferito in India e rivede la Patria solo nel 1946, dopo 12 anni di assenza. E’ assegnato all’8° Alpini di Tarvisio. Purtroppo però, per la sua salute ormai minata, le sue condizioni peggiorano progressivamente e, fra sofferenze continue, si spegne a soli cinquant'anni avendo vicino il Dr. Fortuni di cui era ottimo amico.
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Anno 1960 - Il 14 febbraio 1960 la Sezione tiene la sua assemblea a S. Vito al Tagliamento. I numerosissimi convenuti di tutti i Gruppi si raccolgono prima nella cattedrale dove si svolge una Messa per i Caduti. Ci si porta quindi, tutti in corteo al Fogolar dove si tengono i lavori normali dell’assemblea.
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19 marzo 1960: Adunata Nazionale a Venezia, con totale partecipazione dei soci della Sezione.
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Anno 1961 - L’11 marzo 1961 muore Mauro Mauro, classe 1903, artigliere di montagna del III° Gruppo Conegliano. Viene così a mancare alla Sezione uno dei più validi collaboratori, sia in senso organizzativo che amministrativo.
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Alla morte del padre, nella attività burocratica ed organizzativa della Sezione, prende il suo posto, il prezioso Claudio Mauro, cl. 1939.
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14 maggio 1961 - 34a Adunata Nazionale a Torino. Grande partecipazione della Sezione che sfila in maniera impeccabile.
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Il 28 maggio 1961 la Sezione assegna una borsa di studio di L. 50.000 in memoria del socio Mauro Mauro. La borsa viene consegnata a Mario Biscontin, di 17 anni, figlio di un Alpino che ha una numerosissima famiglia a Tamai di Brugnera. Vanno alla felice consegna, il Dr. Toniolo, il Dr. Scaramuzza e Toffolon. Alla morte del padre, nella attività burocratica ed organizzativa della Sezione, prende il suo posto, il prezioso Claudio Mauro, cl. 1939.
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Nel 1961 diventa segretario di sezione Giavito Anacleto che riceve le consegne da Bergagnini (che si trasferisce ad Udine); resterà segretario fino al 1963, allorché per lavoro, sarà costretto ad allontanarsi; darà allora le consegne al nuovo segretario Luigi Botter.
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Anno 1962 - 28 gennaio 1962: consueto incontro degli Alpini della Destra Tagliamento al Villaggio del Fanciullo; le Penne Nere si raccolgono attorno ad un palco eretto in uno dei cortili, dove la banda dei ragazzi del Villaggio intona le musiche dell’epopea alpina. Il Maggiore Dr. Toniolo offre al Presidente Dr. Scaramuzza una artistica placca in oro recante inciso su uno sfondo montano, gli emblemi delle Penne Nere e una pergamena miniata dal pittore Mario Rossi. Il Dr. Scaramuzza ringrazia commosso per il riconoscimento e offre una pergamena di benemerenza agli Alpini, resisi particolarmente meritevoli per l’attività svolta in seno ai rispettivi Gruppi. Essi sono: Luigi Del Mistro e Fiorindo Siega di Maniago, Giovanni Paulon di Barcis, Giuseppe Tesolin di Aviano, Umberto Boz di Andreis, Luigi Salvador di Valvasone, Callisto Favetta di Malnisio, Attilio Cassin di Zoppola, Luigi Piccialli di Clerici di Cimolais, Guerrino Mior di Taiedo, Saati Brun Del Re di Fanna, Giusto al Reghena, Renato Marson di Casarsa, Paolo Colussi di Casarsa, Agostino Rossetto di Prata, Albino Prosdocimo di seppe Colussi di Fiume Veneto, Attilio Volpe di Vivaro, Emilio Zanon di Barco, Cav. Giovanni Valdevit di Porcia e, alla memoria di Giovanni Mauro di Sesto al Reghena, prematuramente scomparso. Le musiche della banda del Villaggio e una bicchierata, concludono la cerimonia. Più tardi, gli Alpini si riuniscono per il pranzo, allestito dal loro commilitone alpino Giovanni Jus, al Moderno dove parlano il Dr. Scaramuzza, il Capogruppo di Maniago Luigi Del Mistro e il Capogruppo di Andreis, Piazza.
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Anno 1962 - 19 marzo 1962 - 35a Adunata Nazionale a Bergamo con buona partecipazione della Sezione.
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Il 29 luglio 1962, al Rifugio Contrin c’è la consegna di un frigorifero da parte della Sezione. Molti Alpini di Pordenone, con a capo il Presidente Dr. Scaramuzza e il vice Cav. Toffolon, sono lassù per porgere il dono al fondatore dell’A.N.A. Comm. Arturo Andreoletti, che dirige il Rifugio.
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Anno 1963 - 21 marzo 1963: Gli Alpini adempiono alla promessa fatta in gennaio durante l’annuale adunata. Donano al Villaggio del Fanciullo un camioncino. L’automezzo, della portata di 25 quintali, reca sugli sportelli lo stemma dell’A.N.A. e il nome della Sezione. Giunge scortato dalla rappresentanza delle Penne Nere della Sezione con i gagliardetti del rispettivo Gruppo. In testa il Presidente Dr. Scaramuzza, il Vice Sandro Toffolon, i consiglieri Dr. Toniolo, Dr. Bevilacqua, Prof. Zovi ed altri. La banda del Villaggio diffonde le musiche dell’epopea alpina, accoglie i graditi ospiti a nome dei quali il Dr. Scaramuzza procede alla consegna dell’automezzo, subito dopo affidato ad uno dei ragazzi del Villaggio, al quale, in previsione del lieto evento, è stata fatta conseguire la patente di guida. Mons. Della Valentina ringrazia a nome dell’Opera della Sacra Famiglia e segue la Messa durante la quale il celebrante, Don Piero Martin rinnova la gratitudine agli amici Alpini.
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17 marzo 1963 - Adunata Nazionale a Genova. Buona partecipazione della Sezione con discreto numero di soci.
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Il 9 ottobre 1963 alle 23 succede la catastrofe del Vajont. Il giorno 10, pomeriggio, il nostro Presidente Dr. Scaramuzza è già su a Erto e Casso per portare i segni della sua solidarietà spirituale, morale e materiale, alle famiglie degli Alpini colpiti dalla grande sventura. Nei giorni successivi molti ragazzi delle località colpite sono ricoverati nei collegi del pordenonese (le ragazze all’Istituto Vendramini, i ragazzi nel Collegio Don Bosco e al Villaggio del Fanciullo). E’ premura del Dr. Scaramuzza, con altri dirigenti, recarsi immediatamente a trovare questi bisognosi e Portare loro il soccorso per tutto quanto necessario: soldi, vestiti ecc. Nei giorni immediatamente successivi si fanno vivi moltissimi amici alpini che mandano alla Sezione di Pordenone il loro tributo: soprattutto dobbiamo ricordare i Presidenti ANA Merlini da Lecco e Nobile da Trieste. Il 12 novembre 1963 è nostro ospite il presidente nazionale avv. Erizzo, che, in Val Cellina prende contatto con le popolazioni colpite dalla tragedia del Vajont e porta aiuto morale e materiale ai commilitoni colpiti dalla disgrazia. In serata il presidente nazionale, col generale Zavattaro, comandante la Julia, coi comandanti dei battaglioni Mondovì, Cividale, Gemona e l’Aquila ed altri ufficiali della Julia, nonché il presidente e i consiglieri sezionali, si ritrovano in una riunione conviviale all’Albergo Toffolon. Al levar delle mense, Scaramuzza illustra le provvidenze messe in atto dalla sezione alpina locale, in aiuto agli alpini di Erto e Casso. Prendono poi la parola il presidente nazionale Erizzo, il generale Zavattaro Rizzi, il colonnello Righi Riva, l’alpino Piazza per le Penne Nere della Val Cellina e il «Vecio» Maver. Il Dr. Scaramuzza dona una penna d’oro, ricordo della sezione all’avv. Erizzo, al generale Zavattaro e al colonnello Righi Riva, mentre quest’ultimo dona al Dr. Scaramuzza e a Sandro Toffolon, una medaglia ricordo dell’8° Alpini. Durante la cena, la banda del Villaggio del Fanciullo, istituto visitato nel pomeriggio dall’avv. Erizzo, all’esterno dell’Albergo intona le marce degli alpini.
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Anno 1964 - Il 10-3-1964, ventitre presidenti delle sezioni trivenete vengono in Pordenone per il loro periodico raduno, per discutere problemi di carattere organizzativo e tecnico, riguardanti la vita dell’associazione nella regione. Il gruppo degli ospiti è ricevuto nella sede della sezione di Pordenone, all’Albergo Toffolon, dalla Presidenza. Dopo lo scambio dei saluti, i presidenti delle sezioni trivenete si recano in visita allo stabilimento di Porcia della Zanussi-Rex dove porta loro il benvenuto il capo del personale Dr. Dalle Molle e un gruppo di dipendenti dell’azienda, alpini, con il tradizionale cappello. Quindi il gruppo è accompagnato in visita allo stabilimento. Quindi i presidenti triveneti si portano alla trattoria Zanetti di Porcia, dove ha luogo il convegno, nei corso del quale si parla di argomenti di carattere organizzativo.
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Il 12 luglio 1964, gli Alpini della Sezione con i loro familiari vanno a Sappada a mangiare in gavetta con gli Alpini al campo estivo, ospiti dell’8°: sono 150. Vengono ricevuti dal Gen. Ramella, Comandante della Scuola di Applicazione, a Torino ed ospiti del Col. Righi Riva, Comandante dell’8° che fa gli onori di casa. Ci si porta a Pian del Cristo, a 1600 metri, sotto il Peralba, dove si officia la Messa all’aperto. Parlano entusiasticamente per il bell’incontro tra gli Alpini in armi e quelli in congedo, tra i veci e i bocia, il Gen. Zavattaro, Comandante la Julia e il Presidente Scaramuzza. La banda reggimentale tiene concerto. Quindi rancio in gavetta con gli Alpini in armi e poi concerto in piazza a Sappada, con scambio di doni tra Alpini alle armi e i veci in congedo.
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3 maggio 1964 – 37a Adunata Nazionale a Verona, con grande partecipazione della Sezione.
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Il 24 maggio 1964, a Belluno, presenti le Autorità militari e civili il Sottotenente Alpino Silvano Zucchiatti riceve un encomio solenne per il suo meraviglioso prodigarsi in occasione della catastrofe del Vajont.
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Il 25 ottobre 1964, festa intima per gli amici all’Albergo Toffolon per la consegna delle Croci di Cavaliere della Repubblica al Presidente Dr. Scaramuzza e al Vive Toffolon concesse per quanto fatto nel campo degli Alpini, dei Muti. lati di Guerra e della socialità in generale.
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Nel 1964 la sezione raggiunge la quota 3.000 nelle iscrizioni dei soci.
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Anno 1965 - 4 aprile 1965: Il vicepresidente Toffolon viene insignito della medaglia d’oro di benemerenza da parte della sezione Mutilati.
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Il 23 maggio 1965 si svolge, a Trieste, l’adunata nazionale alla quale l’Associazione partecipa con il suo labaro e con 2.000 Alpini di tutti i Gruppi.
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Il 6 giugno 1965 la Sezione, con oltre un centinaio di soci e familiari è ospite in Val Visdende, dei III° Artiglieria Alpina comandato dal Col. Plasso. Viene celebrata la Messa al campo. Si visitano gli accampamenti e le armi del III° Artiglieria, si mangia in gavetta assieme agli Alpini al campo, c’è uno scambio di doni reciproci. Gli onori di casa sono fatti dal Col. Plasso e dal Generale Zavattaro, comandante la Julia.
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Agosto 1965: Il socio Giavito, con il figlio Sergio, sottotenente della Julia, partecipano, in rappresentanza della Sezione, ad una significativa cerimonia al confine jugoslavo, dove è inaugurato un cippo a ricordo del primo Alpino caduto nella guerra 1915-18.
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Il 30 ottobre 1965, il presidente nazionale Merlini è in visita alla Sezione di Pordenone. L’incontro si effettua al ristorante al Noncello e sono presenti l’avv. Erizzo, predecessore del presidente, il gen. Zavattaro comandante la Julia, il comandante dell’8° e molti ufficiali della brigata. La Sezione è rappresentata da Scaramuzza, Toniolo, Toffolon, Scotti e altri consiglieri. Il mattino successivo, ci si porta tutti a Claut, per un cordiale incontro con gli amici Alpini del Gruppo, quindi in visita al Vajont, sui luoghi della catastrofe.
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Campagna Bandiere Tricolori
In preparazione della cerimonia del 4 Novembre 1965, la Sezione A.N.A. di Pordenone e la Sezione dei Mutilati (entrambe hanno come Presidente il Dr. Scaramuzza), si rendono promotrici della campagna per le bandiere alpine. Acquistano 100 bandiere tricolori di grandi dimensioni che vengono regalate alle famiglie disposte lungo il percorso che verrà fatto dal corteo nel giorno dalla Vittorio. Soci delle due Sezioni portano il tricolore nelle case. Le offerte ricevute vengono devolute, successivamente, all’acquisto di nuove bandiere, di modo che, il giorno della cerimonia, 4 Novembre 1965, il percorso fatto dal corteo, è pieno di tricolori. L’anno successivo, sempre nel periodo precedente la data della Vittoria, la sezione A.N.A. di Pordenone prenderà contatti con la Prefettura, con l’Amministrazione Comunale e con le altre associazioni d’arma, per rendere sempre più dignitosa la manifestazione di tale ricorrenza. Insisterà, come l’anno precedente per la campagna Bandiere ed invia ad oltre un migliaio di indirizzi, soprattutto del centro della città, una cartolina alpina, che riporta la «Preghiera dell’Alpino» e, sul retro, l’invito ad esporre il Tricolore. L’iniziativa riscuote grande successo ed i tricolori diventano sempre più numerosi in città.
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Anno 1966 - Il 27 febbraio del 1966, assemblea generale di Sezione al Centro Studi. Presiede il Dr. Toniolo, Vice-Presidente il prof. Zovi, il quale legge la relazione morale mentre il revisore dei conti Ernesto Guadagnin legge quella finanziaria. Entrambe vengono approvate all’unanimità. Vengono quindi ricordati i tre morti recenti: il Gen. Della Bianca e i Dr. Andres e Fortuni. Si annuncia che si darà presto vita ad un giornale di Sezione. Giunge il Dr. Scaramuzza, tutt’ora indisposto, che viene accolto da calorosissimi applausi. Seguono quindi le elezioni che danno il Consiglio così confermato: Dr. Luigi Bevilacqua, Giuseppe Bomben, Luigi Botter, Alcide Cescotto, Carlo Civran, Anacleto Giavito, Paolo Gaspardo, Mario Magri, Arturo Milani, Egisto Mauro, Mario Pessa, Guido Scaramuzza, Giuseppe Sfreddo, Angelo Scotti, Alessandro Toffolon, Valentino Toniolo, Gian Giacomo Triulzi. Per i mandamenti sono segnalati: Andrea Sigalotti per S. Vito, Giuseppe Canton per Maniago, Dr. Ermido Covre per Sacile, Prof. Mario Candotti per Spilimbergo.
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Il 6 marzo 1966 il Dr. Toniolo è nominato Consigliere Nazionale per la nostra Sezione, la quale per la prima volta ha questo ambito riconoscimento.
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25 aprile 1966 - 39a Adunata Nazionale a La Spezia, con buona partecipazione dei soci della Sezione.
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Maggio 1966: Su proposta del vice Prefetto di Pordenone, il dr. Guido Scaramuzza è insignito dell’onorificenza di Cavaliere Ufficiale dell’Ordine «al merito della Repubblica Italiana». Il dr. Scaramuzza oltre che Presidente della nostra Sezione è Presidente dell’Associazione Mutilati di Guerra, degli Orfani di Guerra, della Croce Rossa, Vicepresidente del Pro Infanzia per le colonie estive, consigliere della Società Operaia di Mutuo Soccorso.
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Di fare un giornale, in sezione se ne parlò sempre, fin dal 1946. Si buttarono delle proposte, si fecero dei progetti, ma tutto fu lasciato ad anni migliori: eppure se ne sentiva sempre più la necessità. Finalmente, agli inizi del 1966 si rompono gli indugi, si crea una commissione che si arrangi a risolvere il problema, si trova il direttore nella persona dell’amico Dr. Scotti e, nel maggio 1966, esce il 1° numero de «La più bela Fameja». Il nostro giornale «La più bela fameja» non poteva avere un nome diverso. E’ un’espressione del nostro Sandro Toffolon, diventata poi tradizione di saluto tra tutti gli Alpini della nostra Sezione. Una sera, anni fa, in casa Civran, c’erano circa 30 persone: i Col. Magnani, Zannier, Porzio, il Cappellano Militare del VII°, venuto da Belluno, il Dr. Andres, Scaramuzza, Scotti, Toniolo, l’Avv. Spadotto, il notaio Bevilacqua, i Co. Giorgio e Vincenzo di Zoppola, Toffolon, Mauro, Ado Furlan, Specogna di Cividale, Civran, Peracchione di Milano. C’erano pure molte signore dei sunnominati. La serata fu veramente ottima. Allegria di autentica marca scarpona e alpina. Ricordi a non finire; brindisi. A un certo punto la serata aveva assunto il calor bianco e fu allora che Sandro Toffolon uscì con la frase: «Questa xe la più bela fameja!». La frase fece subito epoca, il cappellano ne fece un autentico battesimo, brindammo e da allora, quando tutti noi ci incontriamo, diciamo: «La più bela fameja»; questo è il saluto più schietto degli Alpini della Sezione di Pordenone. Il primo direttore de «La più bela fameja» è Scotti Angelo nato a Fortogna (BL) classe 1916, laureato in Farmacia e in Agraria. Nel 1939-1940 scuola allievi uffic. artigl. alpina Lucca; poi al 5° artigl. Alpina. Divis. Pusteria - 24a batteria sul fronte occidentale (Col Puriac - Enciastraia); dalla Francia e verso fine luglio trasferito in Val Pusteria quindi fino all’estate 1941 fronte greco (BeratiBargullas-Bregher i Vallesit - Mali Trepelit in appoggio battaglione Feltre a Monte Tomori - Quks); fine estate 1941 Montenegro: Plevia-Priboi fino in estate 1942.
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10 luglio 1966: Annuale visita degli Alpini della Destra Tagliamento ai commilitoni dell’8°, a Pian del Cristo, sopra Sappada. Celebra la Messa al campo il Cappellano capo del V° Corpo d’Armata Mons. Corazza. Il Presidente Scaramuzza sottolinea il significato della nostra visita, reca all’8° il saluto affettuoso e augurale della Sezione. Il Comandante dell’8°, Col. Redolfi, ricambia il saluto ed esprime la letizia per vedere gli Alpini del pordenonese. C’è un simpatico scambio di doni. La Sezione offre prodotti delle coltellerie maniaghesi ed, agli Alpini, abbondante ed ottimo vino. Gli Ufficiali dell’8° ricambiano offrendo uno scudo ricavato dalla corteccia di pino sui quali spiccano gli stemmi dei cinque battaglioni dell’8°: Gemona, Tolmezzo, l’Aquila, Cividale, Mondovì, quindi rancio all’aperto fraternizzando Alpini in armi e in congedo con i loro familiari. Nel pomeriggio visita alla caserma Fasil a Sappada.
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Il 16 luglio 1966, di sabato, siamo in molti a Trento al mausoleo Battisti sul Doss Trent. Alle 21 e 30, nella piccola sala della filarmonica, il coro della S.A.T. ci entusiasma con i cori della Patria e della montagna. Il 17 mattina, malgrado il cattivo tempo, S. Messa all’aperto officiata dal Cappellano Alpino Don Onorio Spada. In testa alla nostra sezione sfila la corona d’alloro portata da soci Cesselli e dall’immancabile Peracchione di Milano che sfila, come sempre, con noi. Poi si va al Castello del Buon Consiglio dove, sulla fossa dei Martiri, ogni sezione depone la sua corona di alloro.
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A Piancavallo, il 7 agosto 1966 ha luogo la prima gara di marcia per il trofeo Madonna delle Nevi. Classifica della gara: 1° Aviano (Serafin, Gattoni e Rigo) in 45’45”; 2° Montereale V. (De Biasi, De Biasi e Rossi) in 50’13”; 3° Aviano (De Bortoli, De Bortoli, Basso) in 53’02”; 4° Marsure (Tassan, Candotto, Tassan) in 54’06”; 5° Prata (Gai, Piccin, Bertacco) in 55’ e 23”; 6° Porcia (Giavedon, Venier, Perin) in 58’37”; 7° Palse (Moras, Vivian, Moras) in 1 .02’59”; 8° Fiume V. (Gasparet, Roncadin, Mio) in 1.09’40”; 9° Aviano (Mellina, Mellina, Capovilla) in 1.13’; 10° Pordenone (Romor, Billiani, De Marco) in 1.13’12”; 11° Pordenone (Piva, Bomben, Nadalin) in 1.16’01”. Si sono ritirate durante la gara le squadre di Torre e di Chions.
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Il 2 ottobre 1966 i genieri della Julia si riuniscono a Pordenone per il loro secondo raduno annuale: sono oltre 150 con i familiari, arrivati da tutta Italia e si ritrovano in Piazzale XX Settembre, accolti dai dirigenti dell’A.N.A. locale. Nella chiesa del Cristo, una Messa per i Caduti è officiata da Mons. Peressutti che, al Vangelo, trova adatte parole per ricordare le Penne Mozze della Julia. Durante il rito sono eseguiti pezzi di musica scelta. In corteo, quindi, i genieri si recano al Monumento ai Caduti, a deporre una corona di alloro. Prende la parola l’Ing. Praticelli il quale, avendo già comandato il battaglione in Russia, commemora i compagni rimasti sul campo di battaglia. A mezzogiorno, alla Casa dello Studente, i reduci si ritrovano per il pranzo tradizionale con i dirigenti locali dell’A.N.A. Per questi prende la parola il Presidente Dr. Scaramuzza, il quale esprime il compiacimento per i tenaci vincoli che legano le Penne Nere formulando ogni augurio ai carissimi amici genieri.
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Il 4 Novembre 1966 verrà ricordato da tutta Italia per l’alluvione che colpisce molte parti della nostra Patria. Anche la nostra zona è particolarmente danneggiata, soprattutto nei paesi lungo il Tagliamento, e molti anche vicino a noi, come Prata di Pordenone. Gli Alpini si fanno in quattro per aiutare tutti e riversano in modo particolare l’aiuto su Prata. Soprattutto va ricordato quanto fanno gli Alpini di Aviano nei giorni 20-27 novembre: raccolgono in tutto il territorio del loro Comune e quindi consegnano al Sindaco, al Parroco e al Capogruppo Alpini di Prata di Pordenone, oltre 200 quintali di patate e granoturco, 183 quintali di fieno e paglia, 310 quintali di legna da ardere, 35 quintali di indumenti vari come materassi, letti, fornelli, vestiario. Un totale di 736 quintali, recapitati alla stupita, commossa e riconoscente popolazione di Prata con cinque auto-treni con rimorchio, con 5 autocarri U.S.A.F., con due autocarri Fiat 640, con due autocarri Fiat 615 e con due furgoni. Molto ci sarebbe da dire su questo gesto di grande solidarietà che si è svolta tra gli Alpini, tra le popolazioni, verso altri Alpini ed altre popolazioni bisognose: il tutto si può riassumere nel grande, prolungato abbraccio fra i Capi-gruppo di Prata e di Aviano (Cereser e Barbieri).
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La sera del 9 Novembre 1966, ai ristorante «Noncello», i consiglieri della Sezione, si raccolgono attorno all’Ing. Gian Gerolamo Triulzi, in procinto di lasciare Cordenons per Milano. Il Dr. Scaramuzza rivolge al partente il rammarico degli Alpini di Pordenone, lo ringrazia per l’opera attiva svolta in favore della Sezione in tanti anni, e gli consegna un ricordo. L’Ing. Triulzi, vivamente commosso, ringrazia assicurando che resterà sempre pordenonese, ricorda la prima Guerra Mondiale combattuta nella nostra Regione (e difatti egli fu ferito ad Arzegnis, nel 1916), quando era ufficiale dell’8° Alpini. Alla iscrizione all’A.N.A. fatta nel primo dopo guerra poiché risiedeva a Milano, egli fa presente di aver visto sorgere la nostra associazione; quindi ricorda i suoi 38 anni passati a Cordenons come direttore del locale Cotonificio Cantoni e tutte le soddisfazioni, nei campi del lavoro, alpino e sociale.
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Il 27 novembre 1966 si svolge a Maniago l’assemblea generale di Sezione al cinema-teatro Verdi. Sono presenti i rappresentanti di 27 gruppi. Il Capogruppo di Maniago, Rag. Canton dà il benvenuto; sono proposti come presidente dell’assemblea il colonnello cav. Pietro Antonelli e, come segretario, il prof. Antonio Zovi. Il presidente, Dr. Scaramuzza, svolge la sua relazione morale; il segretario Botter, dà lettura della relazione finanziaria. Entrambe le relazioni vengono approvate all’unanimità. Il Cav. Emilio Pavan dà lettura della relazione finanziaria del giornale «La più bela fameja».
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Il 19 dicembre 1966 si inaugura il ricostruito monumento all’Alpino, a Brunico, distrutto da elementi anti-italiani.
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Anno 1967 - Il 2 gennaio 1967, muore il Prof. Dr. Comm. Vittorio Cesa dei Conti De Marchi, nato a Caneva il 6 ottobre 1895. Nel 1915 è sottotenente al II° Reg.to Alpini, Battaglione Dronero, operante sul Coglians (novembre 1915). Nel maggio 1916 è nel battaglione Bassano del VI° Alpini. Combatte valorosamente nell’Ortigara e viene ferito gravemente. Gli viene concessa la medaglia d’argento al valor militare con la motivazione: «Comandante di un plotone, lo conduceva animosamente all’attacco di ben munite posizioni. Ferito ad un polmone, continuava a combattere, mirabile esempio di fermezza e di coraggio ai suoi uomini finché, colpito più gravemente alla testa e, perduti i sensi, dovette essere allontanato dal combattimento». - Monte Ortigara, Asiago, 30 giugno 1916. Dopo una degenza all’ospedale militare di Torino e una breve licenza, Cesa de Marchi torna in zona di combattimento e negli ultimi mesi del conflitto è con le truppe in Francia. Malgrado la guerra, nel 1921 si laurea in matematica pura presso l’Università di Torino. Insegna a Cividale del Friuli, a Udine e,nel 1932, a Torino. Nel frattempo fa moltissime escursioni ed è un alpinista provetto. Scrive diverse pubblicazioni e la prima proprio sulla zona del nostro Monte Cavallo. Porta a termine centinaia di ascensioni lungo l’intera catena alpina. E’ attivo membro del C.A.I. di cui è nominato accademico. E’ nominato preside ad Imperia, nel 1937. La seconda guerra mondiale vede Cesa de Marchi volontario e combattente, in Corsica. Al termine del conflitto riprende regolarmente servizio come preside dapprima al Baretti di Torino, poi alla Scuola Tecnica Commerciale Carlo Ignazio Giulio di Torino (ottobre 1951).
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Il Consiglio di Sezione per il prossimo triennio eletto il 29 gennaio 1967 è costituito da: Presidente: Scaramuzza Guido (Pordenone); Vicepresidenti: Toffolon Alessandro (Pordenone), Segalotti Andrea (Bagnarola); Consiglieri: Antonini Giuseppe (Porcia), Barbieri Mario (Aviano), Biliani Gianni (Pordenone), Calabretto Annibale (Palse), Campo Luigi (Sacile), Candotti Mario (Spilimbergo), Canton Giuseppe (Maniago), Crivelari Bruno (S. Vito al Tagliamento), Giavito Anacleto (Pordenone), Pessa Mario (Pordenone), Scotti Angelo (Pordenone), Zovi Antonio (Pordenone); Revisori dei conti: Bevilacqua Luigi (Pordenone), Guadagnin Ernesto (Pordenone), Toffolon Giuseppe (Chions); Alfieri: Cavallari Riccardo (Pordenone), Cescotto Alcide (Pordenone); Segretario di Sezione: Botter Luigi (Pordenone).
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Nell’aprile 1967, «La più bela fameja» esce con un numero scritto completamente dalle nostre donne, cioè dalle mogli, dalle fidanzate, dalle sorelle, dalle figlie, dalle mamme degli Alpini.
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30 aprile 1967 - Adunata Nazionale a Treviso. La partecipazione dei Soci della Sezione è pressoché completa.
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La Sezione ha ora 4.000 soci iscritti.
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Nel settembre 1967, il dr. Nino Scotti lascia la direzione del giornale, che viene assunta dal prof. Zovi Antonio, insegnante di lettere, nato a Dueville (VI) il 7-9-1916, capitano degli Alpini. Ha partecipato alle Campagne sul Fronte Occidentale Greco e Balcanico; decorato di Croce al Valor Militare sul Campo. Consigliere Sezionale da più anni. Presidente dell’Associazione Mutilati. Iscritto all’A.N.A. dal 1945.
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Il 1 ottobre 1967 c’è, in Pordenone, il raduno dei reduci del III° Battaglione misto del Genio Julia, ricevuti presso la sede dell’A.N.A. dove è offerto un rinfresco. Fanno gli onori di casa numerosi consiglieri e soci
capeggiati dal Vice-Presidente Sigalotti, il quale porge il benvenuto e ricorda i vincoli di fraternità che legano tutti i combattenti della Julia. Per gli ospiti risponde il grande invalido Col. Mario Petti. Poi alla Chiesa del Cristo, mons. Peressutti officia la Messa. In corteo, gli intervenuti si recano al Monumento ai Caduti per deporre una corona d’alloro e per sostare in raccoglimento silenzioso. Alle 13, all’Albergo Moderno, c’è il pranzo svoltosi in una cornice strettamente scarpona.
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Anno 1968 - 17 marzo 1968 Adunata Nazionale a Roma. Buona la partecipazione della Sezione, che sfila in maniera impeccabile.
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Il 23 giugno 1968 la Sezione è presente in Svizzera a Neuchâtel, dove s’inaugura il gagliardetto di quel Gruppo, intitolato ad una delle nostre Medaglie d’Oro, il caporal maggiore Olivo Maronese di Pasiano. Giavito, quale rappresentante di Pordenone, porta il saluto della Sezione a tutti gli amici Alpini svizzeri e consegna al Capogruppo, Armando Piombi, una penna d’oro per i suoi meriti organizzativi, nonché un messaggio di saluti del nostro Presidente, letto al microfono e seguito da un entusiasmante battimani. Alla fine del rancio moltissimi friulani ed Alpini della Destra Tagliamento, si raccomandano al Giavito perché porti di persona i saluti ai loro famigliari nella terra natia.
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La sera del 10 agosto 1968, a Piancavallo, al Park Hotel si ritrovano, come graditi ospiti della Sezione, il Vice-presidente nazionale rag. Franco Bertagnolli con la gentile signora e due graziose figliole, il generale Delfino, comandante la Divisione Julia e i preposti dell’A.N.A. locale, molti con le loro signore. Dopo cena, il quartetto «Stella Alpina» di Cordenons, canta canzoni alpine, di montagna e friulane, riscuotendo un entusiastico successo. Segue la proiezione di un documentario sui lavori alla costruenda chiesetta alpina.
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Il 5-9-1968, «La più bela fameja» esce con una pagina dedicata ai nostri soci che sono tra i protagonisti di «Centomila gavette di ghiaccio», il libro del dr. Giulio Bedeschi. Essi sono: Bernardon, Candotti e Toffoli.
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Il 28-9-68, a Trieste, viene consegnata la medaglia d’oro al dr. Scaramuzza per il suo lungo servizio di consigliere prima e Presidente, poi, dell’Associazione Mutilati e Invalidi di Guerra.
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27 ottobre 1968: Si tiene in Pordenone una delle consuete riunioni dei Capigruppo; sono presenti quaranta dei nostri Gruppi; si dimostra sempre più valida l’idea di queste riunioni periodiche.
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I giorni 1 - 2 e 3 Novembre 1968, il Presidente Nazionale Merlini, il Gen. Vida, il Consigliere Naz. Bruno Riosa, e la Signorina Mariagrazia, sono ospiti della Sezione di Pordenone. La sera del 2 una cinquantina di Alpini fa gli onori di casa al Noncello dove ci sono insieme ai graditissimi ospiti dell’A.N.A. il Comandante la Brigata Julia, Gen. Delfino, con alcuni dei suoi ufficiali. La serata si svolge in un clima particolarmente simpatico durante il quale c’è uno scambio di doni, tra i quali la nostra tradizionale gavetta d’argento. Il 3 novembre, di mattina, tutti, compresi i graditi ospiti della Sede Centrale, si recano al Villaggio del Fanciullo, dove, all’Altare della Julia, è celebrata la Messa in suffragio delle Penne Nere cadute in tutte le guerre. A mezzogiorno, a Maniago, pranzo al quale partecipano anche molte Penne Nere della Val Cellina, rendendo così particolarmente festoso l’incontro con il Presidente Nazionale e con i graditissimi ospiti. Il Presidente Merlini fa un regalo significativo al Presidente della Sezione Dr. Scaramuzza, appunta le insegne al neocavaliere Emilio Pavan e il distintivo d’oro all’occhiello del Capogruppo onorario di Maniago, Luigi Del Mistro. Il Presidente, Dr. Scaramuzza, esprime ai graditissimi ospiti il compiacimento della Sezione intera per la visita simpatica e prolungata.
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L’8 dicembre 1968, al Palazzetto dello Sport, il Presidente Dr. Scaramuzza, dona il guidoncino al Cap. della Squadra di pallacanestro intitolata a Romolo Marchi, Caduto Alpino. Il nostro Presidente parla delle qualità morali del Marchi, apprezzato atleta, soprattutto in montagna ed invita i giocatori presenti alla purezza e alla lealtà nello sport. Oltre al Dr. Scaramuzza sono presenti alla breve, suggestiva cerimonia, Toffolon, Pavan, Giavito e Pessa.
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Il 22 dicembre 1968, nell’atrio della Casa di Riposo «Umberto I°» di Pordenone, viene scoperta una lapide dedicata al Dr. Luigi Andres, già Presidente Sezione, medico e Ufficiale degli Alpini. Il ricordo marmoreo è offerto dall’A.N.A. ed è opera dello scultore alpino Prof. Ado Furlan. La lapide, completata da un bassorilievo in bronzo, raffigura Luigi Andres con in testa il cappello alpino. Il Cappellano, Mons. Lozzer impartisce la benedizione a ricordo e la banda cittadina esegue la canzone del Piave. Il Presidente Scaramuzza rievoca la figura di Luigi Andres. il Presidente dell’E.C.A. Cav. Uff. Cavicchi risponde ringraziando gli Alpini per il significativo gesto, si associa nel riconoscimento all’opera di Luigi Andres, ora continuata dal figlio, Dr. Anto, e unisce al ricordo dello scomparso sanitario, quello di altri benefattori.
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Il 26 dicembre 1968, in casa Giavito, vengono festeggiati gli amici, Cav. Armando Piombi e Giancarlo Coassin, rispettivamente Capogruppo e Vice di Neuchâtel in Svizzera. Il Giavito fu laggiù nel giugno, per l’inaugurazione del Gagliardetto e il Piombi viene ora a ricambiare ed è ospite per conoscere Pordenone e Provincia, per godere l’ospitalità alpina della nostra Sezione, di cui rimane entusiasta.
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29 dicembre 1968, al socio Comm. Paolo Gaspardo, viene data la medaglia d’oro per anzianità di lavoro da parte della Camera di Commercio. Il nostro Gaspardo aveva già avuto una medaglia d’oro dalla Società Operaia il 17 settembre 1967 e altra medaglia d’oro per 40 anni di servizio presso «Il Popolo» di Pordenone, in data 28 gennaio 1968. Il 31 dicembre 1968, approssimandosi l’anno nuovo, il Vice-Presidente Toffolon con il Segretario Botter e Giavito, si recano a porgere gli auguri, accompagnati da panettoni e bottiglie di spumante, alle sentinelle dell’8° Bersaglieri.
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Il 31 dicembre 1968, approssimandosi l’anno nuovo, il Vice-Presidente Toffolon con il Segretario Botter e Giavito, si recano a porgere gli auguri, accompagnati da panettoni e bottiglie di spumante, alle sentinelle dell’8° Bersaglieri.
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Nell’estate 1968, sul greto del Tagliamento, si svolge un carosello storico per la celebrazione della fondazione dell’8° Reg.to Fanteria a cavallo di invenzione napoleonica e costituente allora la classica forza di manovra degli eserciti, corrispondenti alle attuali unità corazzate. In detta occasione, cavalieri e serventi sfilano in divise dell’epoca: uno dei due traini è guidato da Luigi Colonnello, socio e alfiere del Gruppo di Spilimbergo distintosi nella campagna di Russia e valente ed appassionato cavallerizzo.
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Anno 1969 - 16 febbraio 1969. A Piancavallo si svolge la prima gara di sci per i soli soci della nostra Sezione. Vincitore è Meschnick Giuseppe per la categoria A, Billiani Gianni per la categoria B.
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27 aprile 1969 - Adunata Nazionale a Bologna. Notevole la partecipazione dei soci.
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11-5-69: Il dr. Valentino Toniolo, già nostro Consigliere Nazionale è stato riconfermato nella carica per il prossimo triennio (come da voto dell’Assemblea dei Delegati dell’11 maggio u.s.).
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Maggio ‘69: Il nostro Consigliere Sezionale Mario Pessa è nominato Cavaliere della Repubblica «per meriti alpini».
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11 luglio 1969: Gli alpini in armi sono a Piancavallo, qui giunti per la prima volta: sono due compagnie del battaglione «Tolmezzo» dell’8° e un gruppo del 3° artiglieria da montagna provenienti dalla Valcellina e reduci dalle esercitazioni estive svolte nelle Prealpi carniche (Cimolais, Claut, Barcis e relative vallate). contingente alza le tende del campo in pian delle More.
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12 luglio 1969: Alle 19, nello spiazzo che si stende tra il rifugio del C.A.I. e il Park Hotel ha luogo la manifestazione folkloristica in onore degli alpini in armi, da parte del gruppo danzerini «F. Angelica» di Aviano, la fanfara della «Julia» e il coro dell’ottavo Alpini con musiche e canti di tutta l’epopea alpina. Successivamente, alle ore 21, nel rifugio del C.A.I., il consiglio dell’Ana pordenonese offre una cena in onore dei Generali ed Ufficiali presenti.
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13-7-1969 a Piancavallo: Il saluto e la soddisfazione dei cinquemila Alpini soci della Destra Tagliamento per la venuta nelle nostre montagne dei commilitoni in armi, è espressa dal presidente della Sezione dott. Scaramuzza. Risponde il generale San Giorgio ringraziando per le accoglienze fatte agli alpini, tra l’altro in un momento particolarmente impegnativo per questo Corpo; quindi la Fanfara della «Julia», intona la «Canzone del Piave» mentre un alpino in armi ed uno in congedo depongono una grande corona d’alloro alla lapide alle penne nere cadute per la Patria. Il cappellano del 3° artiglieria, capitano don Agostino Balliana celebra la Messa assistito da penne nere in armi, uno dei quali al termine legge la «Preghiera dell’alpino».
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Domenica 27 luglio 1969, i reduci dell’Ottavo Alpini si incontrano a Forcella Rest, a quota 1057: per la prima volta, sul piano ufficiale, la Carnia e Destra Tagliamento si incontrano sulla montagna che costituisce il loro spartiacque, confermando non solo secolari rapporti e tradizioni ma pure il proposito di intensificarli per renderli sempre più fecondi e benefici. Ciò costituisce un altro non trascurabile merito dell’Ana. Un elicottero trasporta nel luogo del convegno il comandante delle truppe Carnia-Cadore, gen. Zavattaro, un affezionato amico degli scarponi di tutte le classi, in mezzo ai quali è sempre presente quando i suoi impegni glielo permettono. Su un altare da campo officia la messa il cappellano dell’11° Alpini, ten. don Fiore D’Abbondio, assistito dagli alpini in congedo cav. Civran e commendator Gaspardo e un’altra penna nera, il prof. Candotti, legge la preghiera dell’Alpino.
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Pochi giorni dopo l’adunata a Monte Rest, il Dr. Scaramuzza e altri amici si portano a Chievolis, nella locanda Cassan e proiettano alcune filmine fatte dal nostro presidente di sezione. In ricordo di quella felice adunata, la pellicola cinematografica permette di vedere la Forcella Rest, animata da Alpini in armi e in congedo, da popolazione e villeggianti fraternamente uniti e mescolati in una autentica sagra della montagna.
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Il 14 settembre 1969 gli Alpini di Pordenone visitano a Pontebba, i commilitoni in armi del battaglione Val Fella dell’11° Raggruppamento Alpini di Arresto. L’incontro fa parte della commemorazione per i cinquant’anni dell’A.N.A. Fa gli onori di casa il Comandante di Battaglione Maggiore Domenico Ricci, il quale dà il benvenuto; il Presidente Scaramuzza ricambia il saluto sottolineando come la visita sia un abbraccio verso le nuove generazioni. Segue uno scambio di doni simbolici e sono consegnate le tessere dell’A.N.A. ad Alpini in armi. C’è quindi la Messa al campo officiata dal parroco di Pontebba Don Muzzolini. I soci visitano la caserma e poi si consuma il rancio.
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Il 26 ottobre 1969 i Presidenti del Triveneto si riuniscono a Pordenone, per il 16° convegno interregionale. In Municipio, il Sindaco Ros e l’assessore Buttignol con il Segretario Perin fanno gli onori di casa; al benvenuto del Sindaco risponde il Presidente della Sezione, Dr. Scaramuzza. Dopo un vermouth d’onore e la foto di prammatica dinanzi alla storica loggia del Comune, gli Alpini si trasferiscono in un locale della città per i lavori del convegno, alla cui presidenza è chiamato il Dr. Scaramuzza. I convenuti si riuniscono nelle sale del ristorante Vittoria, per il rancio. A tutti, da parte della Presidenza, sono offerte pubblicazioni illustranti la nostra regione.
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Il 26-10-1969 a Pordenone, muore il notaio dr. Luigi Bevilacqua, da tanti anni Consigliere sezionale e revisore dei conti, Cavaliere di Vittorio Veneto proprio alla vigilia del decesso. Nato nel 1889, combattente della guerra 1915-1918 col battaglione «Monte Berico» del Sesto reggimento Alpini sull’Altipiano dei Sette Comuni, sull’Ortigara, a Cima Undici e Cima Dodici.
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Maniago, 16 novembre 1969: La nostra Sezione ha: Candotti, Bernardon, Toffoli e Covre, quattro degli eroi ricordati in «Centomila gavette di ghiaccio». L’idea di un incontro del celebre scrittore con i protagonisti viventi dei suoi libri è messa in atto dall’A.N.A. e dalla Pro Maniago. La manifestazione si svolge il 16 novembre 1963: reduci di ogni campo di battaglia partecipano all’adunata e le forze armate si affiancano entusiaste. Attorno a Bedeschi si raccolgono il Col. Rossotto, comandante la 13a in Russia, cioè il Gruppo Conegliano, di cui la 13a faceva parte, Candotti, Toffoli, Bernardon, Covra, Bolzan, Fanti, Martelli, Zani, Bellina, Pasianotto, Monzani, Demeio, Costanzo, Emett ecc. ecc. Parole toccanti sono dette da parte di vari oratori e su tutti è più evidente la calda orazione del medico-scrittore Alpino Giulio Bedeschi. Più tardi, alla Caserma Baldassar, si riuniscono in un festoso rancio Alpini, i militari locali e la popolazione.
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27-12-1969: Il nostro Anacleto Giavito, valido collaboratore di Sezione, è nominato Cavaliere della Repubblica per «meriti alpini». Anacleto Giavito, classe 1913, dell’8° Alpini, Battaglione Cividale. è stato sul fronte greco-albanese col Battaglione Feltre (1942-43). Nella nostra Sezione Al pini ha organizzato una ventina di gruppi. Del gruppo di Fiume Veneto è stato lungo segretario e quindi Capogruppo. Nel 1958 è stato eletto Vice-presidente di Pordenone; ha contribuito alla fondazione della sezione Bersaglieri, dalla sezione del Fante, della sezione Avis, della sezione Combattenti e Reduci, della Lega Nazionale di Trieste, di Fiume Veneto, diventando presidente o consigliere. Ha fondato il gruppo Pordenone centro di cui ne è diventato il capo. Assentatosi da Pordenone per il lavoro, sarà consigliere di sezione fino al 1972.
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Calabretto Annibale, nato a Pontebba nel 1924, Capitano; ha militato nelle file del 7° e dell’8°. Consigliere Sezionale da circa tre lustri. Iscritto all’Associazione dal 1955.
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Tra i nostri soci annoveriamo la Medaglia d’Argento sul campo al valor militare Emett Ivo, da Ancona, cl. 1918. sottotenente 3° Artiglieria Alpina «Julia». «Comandante di una sezione anticarro era sempre in mezzo ai suoi pezzi per dirigere il fuoco su carri armati nemici che, travolti i posti avanzati, furono bloccati e resi inservibili davanti alla prima linea nostra, dalla efficacia del tiro dei pezzi stessi. Nei giorni successivi in una furiosa battaglia in cui i suoi pezzi furono messi fuori uso, alla testa dei suoi uomini e frammischiati con gli alpini, contrassaltava il nemico contribuendo alla vittoria delle armi nostre. Bella figura di soldato valoroso al servizio della Patria». - Kolubaja Krinitza (fronte russo), 20 dicembre 1942 - 10 gennaio 1943. Emett, pure abitando ad Ancona, partecipa attivamente alla vita della nostra sezione. Per «La più bela fameja» scrive apprezzati articoli sulle campagne di Grecia e Russia e sulla prigionia in Russia. Emett è «penna bianca» dal 1960.
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Anno 1970 - 3 maggio 1970 - Adunata Nazionale soci della Sezione, a Brescia, con notevole partecipazione di Soci della Sezione.
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Il 21 giugno 1970 oltre 170 tra soci e familiari sono ospiti a Cimolais dei reparti del Tolmezzo, comandati dal Ten. Col. Di Raffaele. C’è la deposizione di una corona di alloro al Monumento ai Caduti, viene celebrata la Messa al campo dal Cappellano dell’VIII°, parla il Prof. Candotti. Il Col. Cappello comandante l’VIII°, consegna a Giuseppe Boz, Capogruppo di Bagnarola, le insegne di cavaliere della Repubblica. Visita alle armi e all’accampamento e quindi si fraternizza con un ottimo rancio assieme agli Alpini al campo.
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8 settembre 1970: In una sala di Villa Ottoboni, numerosi rappresentanti della Sezione danno l’affettuoso saluto di commiato al generale Zavattaro, nostro grande amico durante il periodo di comando alla Julia dapprima ed alle Truppe Carnia-Cadore poi, permettendo così un grande contributo alle manifestazioni della Sezione. Di queste ricordiamo i memorabili incontri al Monte Cavallo ed a Forcella di Monte Rest. Al Generale vengono offerti un dono ricordo e fotografie delle comuni manifestazioni.
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Il 15 novembre 1970, sui campi coperti di Polcenigo, si svolge la gara di bocce, 1° trofeo Toniolo che viene vinto dal Gruppo di Vallenoncello (Alpini Bellet-Fellet).
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La Sezione ha ora oltre 5.000 Soci, nella stragrande maggioranza si tratta di giovani che non hanno conosciuto la guerra.
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Nel 1969 e 70 il nostro giornale «La più bela fameja» riporta alcune delle «sagome» di nostri conducenti, cioè dei simpatici «sconci»: Carlo Barzan di Prata, Arturo Franchi di Grizzo, Angelo Mariuz di Porcia.
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Anno 1971 - Il 28-1-71 muore il revisore dei conti della Sezione, Ernesto Guadagnin.
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Il 21-2-71 Assemblea di Sezione. Il nuovo Consiglio di Sezione: Presidente: dr. Guido Scaramuzza. Vicepresidenti: cav. Sandro Toffolon e prof. Mario Candotti. Segretario: Luigi Botter. Tesoriere: cav. Mario Pessa. Consiglieri: Mario Barbieri (Aviano) - Annibale Calabretto (Palse) - Luigi Campo (Sacile) - Alcide Cescotto (Pordenone) - Giovanni Gasparet (Fiume Veneto) - Anacleto Giavito (Pordenone) - Raimondo Montico (S. Vito al Tagliamento) - Franco Morettin (Torre) - Roberto Prataviera (Pordenone) - Piero Sartori (Spilimbergo) - Costantino Serafin (Polcenigo) - Andrea Sigalotti (Bagnarola) - Arrigo Simonetti (Barco) - Leo Tabacchi (Maniago) - Valentino Tramontin (Sequals) - Antonio Zovi (Pordenone). Revisori dei Conti: Giuseppe Bomben (Pordenone) - Sambin Adolfo (Pordenone) - Gianfranco Della Puppa (Aviano). Alfiere: Riccardo Cavallari (Pordenone).
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Nel 1970 e 71 «La più bela Fameja» gli iscritti di molti nostri Soci che sono stati in Russia; i racconti verranno pubblicati dal medico Alpino Dr. Giulio Bedeschi, nel libro: «Nikolajewka, c’ero anch’io». Hanno scritto: Scaramuzza Guido, Candotti Mario, Alessandro Toffolon, Bruno Zani, Pietro Cavasin, Luigi Citton, Luigi Nemoni, Isaia Pasianotto, Tesolin, che salva l’amico Bottos, Michele Bernardon, Angelo Dorigo, Basilio Celant, Guglielmo Pilot, Mario Pellarin, Giobatta Zanuttini, Osvaldo Zuliani, Gino Brovedani, Giuseppe Da Re, Giovanni Tonon.
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Il 14-6-71 ci lascia il nostro socio Ado Furlan, eminente scultore: suoi sono diversi monumenti ai Caduti dei nostri paesi della nostra zona. Recentemente a Spilimbergo, era stata fatta una mostra dei suoi lavori.
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Maggio 1971 - Adunata Nazionale a Cuneo. La Sezione è presente in forze, con un magnifico schieramento di gagliardetti e di soci.
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11 luglio 1971. Tradizionale incontro dei soci e familiari dell’A.N.A. di Pordenone con gli Alpini al campo a Sappada, a Pian del Cristo. Gli onori di casa sono fatti dal Generale Massimo Mola di Larissé, comandante la brigata Julia. Messa al campo celebrata dal cappellano dell’8°. Parlano il prof. Candotti per la sezione e il generale comandante la Julia. I centocinquanta convenuti si mescolano quindi ai 600 militari dei 5 battaglioni della Julia e consumano cameratescamente il rancio in gavetta.
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Il 24 ottobre 1971 muore a Valdobbiadene il consigliere nazionale Dr. Valentino Toniolo, ragazzo del ‘99: recluta nel 11° Granatieri di Sardegna a 17 anni e mezzo, combatte in Francia col Generale Garibaldi, viene trasferito alle truppe alpine nel Battaglione Monte Pasubio nel marzo 1918, combatte nella zona del Grappa e passa al VII° Alpini che resterà il suo battaglione col quale finisce la guerra. Nel 1930 si iscrive al’A.N.A. è, tra i soci più solerti. Nel 1934 è Capo-gruppo di Pordenone, nel 1938, è Presidente della Sezione. Nel 1940 è richiamato all’VIII° e poi al VII° a Belluno, dove resterà fino all’8 settembre del ‘43. Nel ‘46 è fra i promotori della rinascita dell’Associazione; nel ‘66 è Consigliere Nazionale dell’A.N.A. e nel ‘69 tale incarico gli viene riconfermato. Tenente Colonnello della Riserva decorato con una onorificenza francese. Cavaliere della Repubblica, Cavaliere di Vittorio Veneto. E’ stato l’ultimo armatore della navigazione fluviale sul Noncello-Meduna e Livenza fino a Venezia. Già Consigliere Comunale, fondatore e presidente del Lyons Club locale, del C.A.I., del Panathlon e dell’Asilo Infantile Vittorio Emanuele. Da molti anni titolare di una grossa azienda di carburante, Presidente dell’Associazione Commercianti, Presidente del Comitato di Vigilanza della sede pordenonese della Banca Cattolica del Veneto, Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Commerciale di Stato Mattiussi.
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15-12-74: I paracadutisti alpini della nostra sezione sono: Gino Rorato di Pasiano di Pordenone, classe 1947. Artemio Marchetto di Torre di Pordenone, classe 1946. Dino Pasini da Pordenone, classe 1949, Buttignol Ugo, classe 1948, Frido Rubri, classe 1949. Veniero Piccin, classe 1946, da Prata di Pordenone.
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Il 26-2-72 tutti i gruppi ANA danno il via alle celebrazioni del Centenario degli Alpini. Una «fiaccolata tricolore» al Monumento ai Caduti è il via al nostro anno Centenario.
Per tutto il 1972 - anno del Centenario degli Alpini - il nostro giornale esce con la testata diversa. Vi è la foto qui riprodotta; sull’angolo destro c’è in più un tricolore attraversato dalle parole: «1872-1972 - Cento anni di arduo dovere».
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Il 27 febbraio 1972 i soci della Sezione festeggiano il Generale Mola di Larissé, comandante della Julia che lascia il comando della brigata Cadore per assumere quello della Scuola di Aosta. C’è una riunione conviviale al ristorante «Da Gildo» a Porcia. Il Presidente Scaramuzza offre al Gen. Mola il volume di Fiocco sulla storia del Pordenone. Il Ten. Col. Cossuta, consegna a sua volta al Generale Mola, una medaglia d’argento della Provincia di Pordenone. Il Capogruppo di Porcia Modesto Marzotto, offre un dono simbolico.
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Aprile 1972: Andrea Sigalotti, del Gruppo di Bagnarola, è nominato Consigliere Nazionale dell’ANA per la Sezione di Pordenone. L’elezione è avvenuta nell’Assemblea dei delegati del 16 aprile u.s. Nativo di Sesto al Reghena, 47 anni, già tenente del battaglione Tolmezzo dell’ottavo Reggimento Alpini Julia, Sigalotti è entrato nell’ANA nel 1952. E’ stato vicepresidente della sezione nel triennio 1968-71 ed è presidente della fanfara alpina di Bagnarola, che rappresentò la sezione all’adunata nazionale di Milano. Sigalotti è sindaco di Sesto al Reghena e direttore del consorzio del caseificio di Ramuscello.
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14 Maggio 1972 - Adunata Nazionale del Centenario a Milano. Imponente partecipazione di quasi tutti i soci della nostra Sezione.
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Il 29 giugno 1972 la Brigata Julia svolge, a Casera Razzo, l’operazione tattica «Penna Nera» nel quadro delle manifestazioni per il centenario delle truppe alpine. Ci sono i Generali Andreis, Gallarotti e Gariboldi nonché molti ufficiali della Julia e rappresentanti delle sezioni del Triveneto. La nostra Sezione è presente con oltre 250 tra soci e familiari.
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Nel giugno 1972, Sergio Pivetta, già nostro segretario nei primi anni del secondo dopoguerra, pubblica il libro «Guerra da signori», dell’Edit. SperlingKupfer: è un diario scritto dall’allora sergente, nella campagna di liberazione nel risalire dal Volturno con le truppe «badogliane ».
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Il 10 luglio 1972, la Sezione è rappresentata ad una manifestazione in Svizzera. Il Capogruppo di Pordenone Giavito porta il vessillo sezionale all’inaugurazione del nuovo Gruppo Alpini di Menziken 27° della Sezione svizzera.
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La Sezione è presente al Raid Alpino che si svolge lungo tutte le nostre Alpi da Genova a Trieste.
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Domenica 16 luglio 1972 al Monte Bernadia, i soci Alcide Cescotto, Andrea Zille, Giuseppe Viol e Del Pio Giuseppe con il vessillo sezionale assistono allo scambio tra la pattuglia N. 41 e la 42.
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Il 17 luglio 1972, a Monte Maggiore, nei pressi di Cividale, la nostra Sezione è presente al passaggio della pattuglia 42 e al cambio con la pattuglia 43 col Capogruppo di Pordenone Giavito.
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Domenica 3 settembre 1972, adunata di Sezione a Spilimbergo per rendere o maggio al 1° Gruppo della Destra Tagliamento in attività dal 1922. Partecipano quasi tutti i Gruppi della Sezione con i Gagliardetti e circa 1500 Alpini. Il lungo, imponente corteo si muove preceduto dalla fanfara di Bagnarola e dal picchetto dell’8° Alpini; attraversa la città imbandierata, si porta davanti alla chiesetta ai Caduti per deporvi una corona d’alloro. In Piazza del Duomo Messa al campo celebrata da Mons. Tesolin. Parlano il capo gruppo di Spilimbergo maestro Zannier e l’oratore ufficiale Prof. Candotti che ricorda l’attività del Gruppo e dei 50 anni della Sezione. Il Dr. Scaramuzza consegna al Cav. Amato De Marco (Alpino tesserato all’A.N.A. dal 1922) la penna d’oro della Sezione e alla signorina Olimpia De Marco, madrina del primo Gagliardetto del gruppo, un mazzo di Quindi rancio per tutti e, nel pomeriggio, concerto della fanfara della brigata Alpina Julia.
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Il 19 settembre 1972 decede a Verona il Generale di Corpo d’Armata Antonio Scaramuzza De Marco. Ben noto nella nostra zona avendo egli e la sua famiglia vissuto a lungo a Prata di Pordenone. Di Antonio Scaramuzza De Marco, ricordiamo solo le tappe principali: 1926, tenente in Spe degli Alpini; frequenta l’istituto superiore di guerra; presta servizio in Francia, Belgio, Germania, Polonia, Cecoslovacchia, Austria e Gran Bretagna. Comanda la 47a Compagnia del Cividale e nel 1940, sul fronte greco-albanese il battaglione Feltre. Viene decorato della Medaglia di Bronzo al valor militare. Nel 1942 è gravemente ferito a Lubiana. Combatte dall’ottobre del 1943 con la Va Armata americana per la liberazione dell’Italia. Ottiene la Medaglia d’Argento al Valor Militare e la bronze star medail. Nel 1950 comanda il VI° Alpini a Merano. Dall’ottobre 1955 comanda la brigata alpina Julia. Dal maggio 1957 comanda le truppe Carnia-Cadore. E’ quindi capo di stato maggiore del Comando Forze Terrestri Alleate Sud Europa. Nel gennaio 1960 è Generale di Corpo d’Armata; rappresenta la NATO a Washington. Nel 1964 comanda la regione militare meridionale (X° Corpo d’Armata).
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La Sezione è presente il 24 settembre 72 a Venezia all’adunata triveneta e all’adunata dell’Europa della naja alpina.
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Nel dicembre 1972, il presidente, Dr. Scaramuzza, dà le dimissioni per ragioni di salute. Nella seduta di consiglio di Sezione del 13 dicembre, viene nominato presidente il prof. Mario Candotti. In sostituzione del vice-presidente Candotti viene nominato, come vice-presidente, il cav. Mario Barbieri. Viene pure nominato segretario il rag. Giovanni Gasparet al posto del dimissionario Botter; dà pur le dimissioni il porta-bandiera Cavallari Riccardo. Il Segretario Luigi Botter, classe 1932; di leva presso la Compagnia Trasmissioni Julia; caporale marconista; ha avuto due richiami per aggiornare la specializzazione. Iscritto all’ANA dal 1953; segretario della sezione dal 1962. Riveste vari incarichi in Associazioni ed Amministrazioni locali.
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Anno 1973 - 4 febbraio 1973. Cambio ufficiale di consegne da Scaramuzza a Candotti. La cerimonia avviene nell’incontro annuale al Villaggio del Fanciullo, dopo la Messa in ricordo dei Caduti di Russia. Al Dr. Scaramuzza vengono offerti doni dai gruppi di Marsure, Montereale e dalla Sezione. Mario Candotti, nato ad Ampezzo nel 1915. Nel 1939 è in Albania e combatte in Grecia nella 15° batteria del Conegliano. E’ poi mandato in Russia con la 13a del Conegliano (quella di Bedeschi) ed è quindi passato alla 77a controcarro (sempre del 3° Artiglieria da montagna della Julia). Candotti, ricordato in «Centomila gavette di ghiaccio» come Candioli si guadagna una croce di guerra in Albania, una medaglia di bronzo ed una d’argento in Russia. E’ ispettore scolastico; attualmente è capitano. Motivazione della medaglia d’argento: Medaglia d’Argento al Valor Militare sul Campo al Tenente cpl. 3° artiglieria alpina «Julia» Candotti Mario. «Comandante di una sezione di pezzi anticarro in postazione in prima linea in cruente battaglie metteva fuori uso alcuni carri armati. Successivamente, mentre più sanguinosa si faceva la battaglia, ed i suoi pezzi venivano schiantati, si metteva alla testa dei suoi uomini e frammischiati agli alpini contrassaltava il nemico e contribuiva alla vittoria delle nostre armi. Valoroso ufficiale, collaudato in numerosi combattimenti». - Kolubaia Krinitza - fronte russo - 20 dicembre 1942 - 20 gennaio 1943.
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1 aprile 1973: Con la partecipazione di 41 concorrenti in rappresentanza di 9 Gruppi si svolge la gara sezionale A.N.A. di slalom gigante a Piancavallo. Classifica per Gruppi: 1. Maniago (Cellini - Di Bon - Campolin) 2. Pordenone (Meschnik - Billiani - Romor) 3. Vajont (Filippin Celeste - Filippin Guerrino - Corona Rolando). Classifica per categorie: Categoria «A»: 1. Cellini Ferdinando, Maniago, 44”75 - 2. Filippin Celeste, Vajont, 45”25 - 3. Campolin Gianluigi, Maniago, 47”78. Categoria «B»: 1. Meschnik Giuseppe, Pordenone - 2. Di Bon Osvaldo, Maniago - 3. Billiani Gianni, Pordenone. Categoria «C»: 1. Prataviera Pietro, Pordenone.
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Il 15 aprile 1973, a Barcis si riuniscono i Capigruppo della zona per coordinare i programmi per il futuro.
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28-29-30 aprile 1973: all’Adunata Nazionale di Napoli partecipa un buon numero di soci.
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Nel dicembre 1973, la sede si sposta dalla Casa del Mutilato in Via Vittorio Emanuele, 50, II° Piano, sopra la «Pro Pordenone». La nostra sede ha una buona biblioteca con oltre un centinaio di pubblicazioni alpine, a disposizione dei soci. Vi è anche un bar ben fornito che mostriamo in foto con i «tuttofare» Darbo, Pravisani, Barbieri e Tinor Centi.
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Anno 1974 - 8 marzo 1974: Seduta di consiglio durante la quale si fanno le elezioni. Il nuovo Consiglio di Sezione è così composto: Presidente sezionale: dr. Mario Candotti. Vicepresidenti: cav. Mario Barbieri - cav. Mario Pessa. Consiglieri: Antoniutti geom. Gianni - Bauto Umberto - Benedet Olindo - Boz cav. Giuseppe - Calabretto cav. Annibale - Campo Luigi - Centazzo dr. Deodato - Gasparet rag. Giovanni - Marzotto Modesto - Morettin Franco - Pes m.o Nilo - Prataviera geom. Roberto - Pravisani p.i. Beppino - Pavan cav. Emilio - Salvador Attilio - Scaramuzza dr. Guido - Serafin Costantino - Tabacchi Leo - Toffolon cav. Alessandro - Tramontin Valentino - Vezzato m.o Vittorino - Zovi prof. Antonio. Sindaci: Bomben p.e. Giuseppe - De Marco Guido - Tinor Centi rag. Loris.
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7 aprile 1974: A Recco, provincia di Genova si rievoca la tragedia del Galilea. Per la Sezione sono presenti il consigliere Valentino Tramontin con vessillo e il capogruppo di Sequals, Luigi Martinuzzi, con Gagliardetto.
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Il consigliere sezionale Tramontin Valentino è nato a Sequals il 14-10-1922; è Vice Capogruppo di Sequals. Ha partecipato con l’8° Alpini alla Campagna di Russia del 1942-43, Iscritto all’Associazione dal 1963.
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10 maggio 1974: Sono ospiti in Sede gli amici Alpini di Argentina. C’è un simpatico scambio di doni e di cordiali espressioni alpine e di italianità. Una cenetta, in Sede, suggella l’affiatamento con gli amici emigranti.
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23-5-74: Prima marcia, non competitiva «Penne e Piume al vento».
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L’8-6-74, in sede, riunione della Stampa Triveneta. Partecipa pure il Presidente nazionale Bertagnolli.
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14 settembre 1974: E’ ospite della Sezione il dr. Giulio Bedeschi, autore di «Centomila gavette di ghiaccio» e di altri libri di naja alpina, il quale tiene una applauditissima conferenza, al Teatro Don Bosco, sulla spiritualità delle penne nere, sulle loro peripezie, sugli scopi dell’ANA.
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Il 20 settembre 1974, Pordenone ospita l’On. William G. Davis, primo ministro dell’Ontario nel Canada. Nella loggetta del Municipio, il presidente Candotti offre all’On. Davis il cappello alpino ed una gavetta d’argento e, a sua moglie, una copia con dedica del libro «Centomila gavette di ghiaccio» di Giulio Bedeschi. Il presidente Candotti si rivolge all’illustre ospite ricordando che nel suo stato dell’Ontario molti sono i lavoratori nostri e, tra questi, molti sono stati Alpini o sono figli e nipoti di Alpini.
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Giovanni Roberto Prataviera è il nuovo direttore de «La più bela fameja. Egli si è distinto per aver scritto sul nostro giornale articoli di punta in campo associativo: articoli lodati e riportati dalla stampa alpina. Contemporaneamente egli è chiamato a far parte della Redazione de «L’Alpino» per migliorare appunto il giornale dell’ANA. Prataviera è nato a S. Stino di Livenza il 14-4-1931, geometra. Tenente Art. da Montagna. Ha prestato servizio presso il 6° ed il 3° Rgt. E’ stato Capo-gruppo di Pordenone Centro. Consigliere Sezionale da anni. Iscritto all’A.N.A. dal 1954.
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Nelle giornate del 9-10-11 maggio 2014, ha organizzato a Pordenone soprattutto ma anche con iniziative in tutta la Provincia, la 87^ ADUNATA NAZIONALE degli alpini.
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